C’è un pezzo di Roma che ancora strappa ovazioni. Francesco Totti, elegantissimo in smoking e accompagnato dalla moglie Ilary, ieri sera è stato uno dei più acclamati alla serata di gala a Montecarlo dove è stato premiato per i Laureus Sport Awards come nuovo ambasciatore. L’unico a superarlo, come “applausometro” è stato Federer eletto atleta dell’anno insieme a Serena Williams («Ma lui a tennis è più bravo di come lo ero io a calcio»). L’ex capitano (oggi dirigente) della Roma ha provato ad alzare il morale in un momento delicato: «Speravo non ci fossero queste difficoltà. Come si risolve questa situazione? Con una medicina sola, stando uniti e andando avanti con un unico obiettivo: arrivare il più lontano possibile in Champions e in campionato. Ma la cosa più importante è non ascoltare le voci dall’esterno. Alla Roma questi problemi escono sempre quando meno te lo aspetti ma sicuramente ci risolleveremo e faremo un grande finale di stagione. Allenare? No, penso ad altro».
Sulla graticola è finito il suo amico Di Francesco: «Gli siamo vicini in tutto e per tutto. Lo sosteremo fino alla fine perché è un punto fermo della nostra società, cercherà di risollevare il gruppo. Venivamo da tre vittorie, c’è stato un piccolo passo falso in Champions e una sconfitta brutta con il Milan. Ma non è una situazione così critica. I gol arriveranno visto che abbiamo giocatori che hanno la capacità di farne tantissimi come Dzeko». A chi gli fa notare che Monchi è volato da Pallotta dice: «Parleranno di altre cose (il mercato della prossima stagione, ndr). Non penso parlino del futuro di Di Francesco». L’unico argomento tabù resta Spalletti: «È un capitolo chiuso e non ci voglio più entrare. Se mi chiedete un pronostico per il derby di Milano però dico Inter». Nella corsa scudetto, invece, Totti tifa Napoli: «Sarebbe meglio, se lo rivince la Juve diventa monotono. Giusto che ogni 20 anni venga fuori una sorpresa. Il Mondiale invece lo vince il Brasile». Ma è anche un Totti profondo: «Ho paura della vita. Ho paura del futuro. Mi manca mettere gli scarpini, giocare le partite. Tutto quello che è stata la mia vita in questi anni. Se Buffon vuole proseguire, ben venga: è giusto che giocatori di questo calibro vadano avanti. In Italia però quando hai 36-37 anni, diventi inutile…».