Il giorno dopo una sconfitta bruciante è sempre quello più complicato: bisogna guardarsi negli occhi, capire dove si potrà arrivare e quanti sacrifici si è disposti a fare per rientrare in pista e gareggiare alla pari con gli altri. Il giorno dopo Torino, a Trigoria è stato uno dei più pesanti dello Spalletti-Roma 2.0. La squadra si è presentata nel centro tecnico alle 10 e l’allenatore ha spiegato immediatamente il programma di giornata. Dalle 12 alle 14 sessione per i difensori, dalle 14 alle 16 per i centrocampisti e dalle 16 alle 18 per gli attaccanti. Un addestramento per reparti che ha lo scopo di far allenare tutti i calciatori con più concentrazione evitando in partita gli errori tattici e di posizione visti fino ad oggi. Stop agli scherzi e alle battute durante gli allenamenti è il messaggio di Spalletti ampiamente rispettato: i giocatori, dopo la singola seduta, dovevano restare a Trigoria e aspettare il lavoro degli altri. Parte del pomeriggio è stata dedicata al confronto tra tecnico e squadra, Lucio ha cercato di vederci chiaro per capire quali sono realmente le difficoltà della Roma, mettendosi per primo in discussione: «Ditemi se sono io il problema» avrebbe chiesto Spalletti ai suoi, frase smentita in serata dal Club. La sessione video è stata centrata sugli errori commessi dalla squadra in tutti reparti, con un focus particolare sulla difesa che ha un passivo di ben 8 gol subiti in campionato, più delle prime sette in classifica e meno solo di Bologna (10), Atalanta (12), Cagliari (11), Udinese (9) e Crotone (14).
RESA DEI CONTI Una stagione cominciata male ma che potrebbe finire peggio se qualcuno in società non darà immediatamente un segnale forte alla squadra. Baldissoni e Gandini sono corsi a Londra da Pallotta per cercare insieme con il presidente una soluzione, mentre Sabatini è rimasto a Trigoria, ha parlato con Spalletti ed El Shaarawy (reduce da un incidente automobilistico) e questa volta è pronto a presentare le reali dimissioni, lasciando la Roma da un momento all’altro. La sensazione a Trigoria è che si entri ciclicamente in un tunnel da cui è impossibile uscire a meno di grandi scossoni che vanno dall’esonero dell’allenatore a un azzeramento della rosa cambiando tutti i punti di riferimento. Dato che la seconda ipotesi al momento non è percorribile, ai piani altri del club c’è il timore che per risollevare le sorti della Roma ci sia bisogno dell’ennesimo cambio di panchina.