La ricerca del nuovo Totti attraverso un software, l’ennesimo duro attacco agli organi di informazione che si occupano di Roma (stavolta è toccato alle radio), il nuovo stadio e molto altro. È stato un fiume in piena James Pallotta, intervenendo nei giorni scorsi allo Sports Analytics Conference del MIT di Boston. Il presidente giallorosso ha rubato la scena, cercando di spiegare al pubblico la realtà romana. O almeno la sua visione. Tema della conferenza era il machine learning, cioè la capacità delle macchine (i computer) di imparare dall’esperienza.Un argomento caro a Pallotta, che insieme ad Alex Zecca sta cercando di applicare questo metodo alla ricerca dei calciatori, e che è stato uno dei temi della rottura col precedente d.s. Walter Sabatini.
«Negli ultimi cinque anni – le sue parole – abbiamo lavorato molto sull’analisi dei dati statistici nella Roma. Una delle cose più complicate è portare gli allenatori ad ascoltare ciò che stiamo facendo. Circa nove mesi fa, abbiamo deciso che avremmo provato a fare il passo successivo, provando a individuare i calciatori, magari i prossimi Messi, Ronaldo, o Totti: è una cosa davvero difficile da fare. Puoi guardare seimila giocatori, ma se vuoi cercare determinate caratteristiche, vanno viste ore e ore di video. Volevamo arrivare a un sistema che filtrasse tutti i dati». In attesa di un altro Totti, però, prosegue il percorso che dovrà portare alla costruzione (ieri la sindaca Raggi ha ribadito che «andrà sicuramente in porto») del nuovo stadio. «In tre anni speriamo di avere un nostro impianto, e questa è la chiave, perché non possiamo competere col Barcellona in nessun modo se gli spagnoli faranno un miliardo di dollari di ricavi nei prossimi 2-3 anni, mentre noi abbiamo a che fare con 220-240 milioni. Il nostro stadio sarà l’impianto più utilizzato dell’Europa meridionale, ci saranno anche gare di college di football americano, abbiamo già parlato della sfida tra Boston College e Notre Dame, la “holy war”, con il Papa a lanciare la moneta prima della partita. Poi ci saranno concerti. Ci stiamo mettendo un po’, abbiamo avuto un ritardo nell’approvazione finale, ma poi potremo iniziare a produrre ricavi doppi o tripli rispetto ad ora. Io non ho molta pazienza, ci stiamo mettendo tanto, ma ci arriveremo».
Poca pazienza ce l’hanno anche i tifosi, in attesa di un trofeo che manca da troppo tempo (dieci, per l’esattezza: Coppa Italia contro l’Inter nel 2008). «Abbiamo la Roma da cinque anni, per i primi due abbiamo dovuto risolvere problemi con le banche. Era una situazione difficile, ma abbiamo visto la possibilità di costruire un brand sportivo internazionale». Anche attraverso la creazione di propri canali di comunicazione. «Abbiamo comprato una nostra radio per dare la nostra versione, perché dovevamo avere a che fare con nove stazioni radio a Roma, e se le ascoltassi tutti i giorni, mi butterei dal Tobin Bridge perché sparano mer.. tutto il giorno su quello che facciamo o su quello che faccio io».