Venivano da due mari diversi, si trovarono nella stessa operosa provincia: Walter Mazzarri, livornese già esperto, provava per la seconda volta la Serie A mentre Eusebio Di Francesco si era allontanato da Pescara giovanissimo e, neppure maggiorenne, usciva dalla Primavera. Venerdì si sfidano da allenatori in Roma-Torino dopo essere saliti su uno strano ascensore: Di Francesco è oggi come allora il talento emergente, Mazzarri si è messo in discussione per tornare un tecnico di vertice. Uno crede fermamente nel 4-3-3, l’altro si sposa più fedelmente alla difesa a tre.
CONTESTO – Empoli fu il loro trampolino di calciatori. Centrocampisti e caratteri diversi: Mazzarri aveva vocazioni offensive e anarchiche, Di Francesco era un interno disciplinato e moderno. L’allenatore, Gaetano Salvemini, considerava Mazzarri un elemento prezioso per la squadra ma si tolse lo sfizio di lanciare il piccolo Di Francesco, prima in un ottavo di Coppa Italia a San Siro contro l’Inter, partita decisa da un gol di Tardelli dopo che la qualificazione era già stata decisa a favore dei ragazzi di Trapattoni nell’andata in Toscana. Pochi mesi dopo, a gennaio, lo fece anche esordire in Serie A, in un altro campo quasi impossibile: il Comunale di Torino, dove la Juventus vinse con facilità regalando gloria persino a Ian Rush.
DESTINI – La loro breve collaborazione non fu fortunata: l’Empoli retrocesse in Serie B, Mazzarri passò al Licata che faceva lo stesso campionato e Di Francesco venne promosso titolare, vivendo la delusione della seconda discesa consecutiva, precipitando in C1 prima con Gigi Simoni e poi con Ferdinando Donati in panchina. Salvemini, che oggi ha 76 anni, era nel frattempo andato al Bari, dove avrebbe raccolto le migliori soddisfazioni di allenatore. Oggi, dalla sua casa in provincia di Reggio Emilia, ci ha raccontato i due avversari speciali: «Li ricordo bene. Walter era un trequartista di forte personalità. Si arrabbiava molto quando non lo facevo giocare e se lo vedo adesso in panchina, mi sembra di riconoscerne l’indole. Eusebio invece era un ragazzo molto educato, un gran lavoratore che aveva voglia di emergere. Sono contento di aver contribuito a farlo crescere, all’inizio per lui non è stato facile perché fu obbligato a lasciare la famiglia quasi bambino». A Empoli nascono come calciatori tanti professionisti che poi diventano bravi tecnici. Anche Salvemini è passato di là: «Empoli è la classica piazza dove ci si abitua a soffrire e a lottare. Queste sono qualità che servono nel calcio e che restano nella testa. Ora non so chi sia il più bravo tra Di Francesco e Mazzarri ma auguro a tutti una grande carriera perché se la meritano».
PRECEDENTI – Di Francesco però dovrà abbattere un sortilegio venerdì. Ha sempre perso contro Mazzarri in panchina, tre volte su tre, e non sono mai state sconfitte banali: due volte 7-0 quando uno allenava il Sassuolo e l’altro l’Inter e un Napoli-Lecce 4-2 che al romanista costò l’esonero. Meglio che non ci pensi visto che stavolta avrà il pronostico a favore.