La battutina facile è uscita in sala stampa durante l’intervallo: il Faraone segna sfuggendo a Faraoni. Ci voleva questa curiosa assonanza per risvegliare El Shaarawy, che aspettava il gol da due mesi e che nelle ultime settimane era finito in fondo alla panchina, e addirittura in tribuna nell’ottavo d’andata di Champions, perché Di Francesco lo aveva visto meno feroce del solito. Proprio l’allenatore però era stato buon profeta alla vigilia, auspicando una domenica da protagonista per El Shaarawy, risorsa utile, ma essenziale a Crotone dove Perotti non c’era per infortunio. E lui, dopo un ottimo recupero difensivo, si è messo in testa o meglio nel piede di sbloccare la partita, a seguito di una splendida giocata o difensiva della Roma. «Segnare mi mancava – ha spiegato – per un attaccante il gol è tutto perché dà fiducia, autostima. Possono capitare dei periodi poco brillanti in fase realizzativa ma per fortuna passano. Sul cross di Kolarov sono andato con cattiveria, non potevo proprio sbagliare».
IL COLLOQUIO – Certe scelte tecniche gli erano piaciute poco. Ma i colloqui con Di Francesco lo hanno rassicurato. L’allenatore gli ha prima spiegato i motivi delle esclusioni, dovute a un calo delle performance in effetti visibile, e poi lo ho stimolato, chiedendogli più carattere e la famosa resilienza a lui cara. Di Francesco pensa che El Shaarawy meriti di tornare in Nazionale e lo stesso crede Monchi, che il 31 gennaio ha rifiutato un’offerta superiore ai 20 milioni del Napoli. «E’ vero – spiega – serve più convinzione a volte. Ma io lavoro tanto e mi impegno sempre per migliorare. A Crotone si è visto». Soprattutto nel primo tempo: El Shaarawy ha segnato 7 dei suoi 8 gol stagionali prima degli intervalli. Quando saprà tenere questo passo anche oltre la metà delle partite, la Roma si divertirà di più.