Malagò mette il turbo: lunedì aveva annunciato che il periodo di commissariamento sarebbe terminato nel giro di «60, massimo 90 giorni». Se sul fronte dei diritti tv sono sorte inaspettate complicazioni, in tema di governance il numero uno del Coni ha fretta di chiudere la partita. Dopo l’elezione di Gaetano Micciché a presidente della Lega di A, Giovanni Malagò sta lavorando sottotraccia per sottoporre ai litigiosi dirigenti un nome per la figura di amministratore delegato su cui converga una larga intesa. Da un lato ha allacciato rapporti con Marzio Perrelli, ceo di Hsbc, un banchiere con una grande passione per il calcio. Non avrebbe problemi a lavorare con il neo-presidente, a cui già è legato da un rapporto di stima. Nelle ultime ore però è emersa la candidatura di Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato della Lamborghini, figura centrale nel decennio scorso dei successi della Ferrari dove ha ricoperto il ruolo di Direttore della Gestione Sportiva. Amico personale di Malagò, Domenicali potrebbe essere la figura in grado di raccogliere consensi. Se volesse. Attualmente in Australia per seguire il Gp di Formula 1, avrà un contatto con il Commissario della Lega la prossima settimana, ma difficilmente abbandonerà un progetto in cui si sente coinvolto e responsabilizzato a 360 gradi.
Ecco perché nell’assemblea che si terrà a Roma martedì prossimo, prudentemente Malagò si è limitato a inserire nell’ordine del giorno l’eventuale elezione degli organi mancanti. Vedremo, anche perché il pomeriggio si preannuncia elettrico sul fronte dei diritti tv: il 27 marzo per Mediapro è il giorno del dentro o fuori. Ma andiamo con ordine. Indovina chi non viene a cena. Praticamente tutti i presidenti, riottosi ad accettare l’invito di Jaime Roures, numero 1 di Mediapro in arrivo domani a Milano. Dopo l’assemblea di lunedì, nel corso della quale il colosso spagnolo si è aggiudicato i diritti tv del campionato del prossimo triennio, ha presentato una lettera alla Confindustria del pallone per ottenere delucidazioni in seguito alla risposta dell’Antitrust. L’obiettivo è chiedere una sospensione dei pagamenti: ovvio che l’atmosfera dalle parti di via Rosellini si è fatta incandescente.In sintesi il gruppo catalano coltiva dubbi sull’obbligo o meno di sottoporre i pacchetti da sublicenziare all’approvazione dell’Antitrust, percorso che richiederebbe almeno 60 giorni.
Con il rischio di allungare i tempi per la rivendita ai broadcaster e di conseguenza di rendere esangui le casse di parecchi club medio-piccoli che «scontano» dalle banche i proventi da diritti tv.Morale: Mediapro ha chiesto di posticipare il versamento di 50 milioni da depositare entro il 27 marzo e di conseguenza la presentazione della fideiussione da un miliardo e 200 milioni. Roures — che domani incontrerà Mediaset, Perform e Tim e in seguito avrà colloqui con Unicredit e Intesa San Paolo per le garanzie — ne avrebbe voluto discutere con i presidenti a cena o in alternativa in una riunione tecnica nel pomeriggio. I club non intendono aderire: più che parole aspettano i soldi con il rischio di una causa legale contro Mediapro inadempiente. A quel punto l’unica soluzione sarebbe un terzo bando non più per piattaforme, ma per esclusive. Per la gioia di Sky.