Ai suoi tempi, Rudi Garcia congedava il resto della squadra ricordando l’orario dell’allenamento successivo, prendeva Gervinho per la collottola e lo teneva sul campo un altro quarto d’ora almeno per sottoporlo a una cura specifica di tiri in porta. Da tutte le posizioni, con o senza sagome a sbarrare la strada. Funzionò: quel corridore senza pensieri e dalla testa china, in origine un puro e semplice inventore di spazi nelle difese altrui, divenne l’attaccante più pericoloso della Roma. Nella prima stagione 12 gol, nella seconda 7 e 7 ancora nella terza, interrotta però a metà dalla cessione in Cina.
INGANNEVOLE – Eusebio Di Francesco è più tipo da visione d’insieme. Non c’è malessere, secondo lui, che non possa essere guarito da un’accurata gestione del movimento di squadra. Non che non curi la tecnica individuale. Tantomeno la sottovaluta. La sua insistenza nel richiedere, anche con toni accesi, maggiore determinazione e soprattutto più precisione al momento di portare a casa il gol affonda l’immagine di serafica pacatezza che si porta dietro, un marchio ingannevole. Funziona anche questo. La Roma quanto a efficacia va migliorando. A fronte di una quantità di tiri totali sostanzialmente stabile, attorno a 18 a partita (la media dell’intero campionato è di 17,75 per gara), i giallorossi nelle ultime 6 giornate hanno realizzato 16 gol, mai meno di 2 con l’eccezione della sconfitta contro il Milan. Arrivando peraltro da una serie di 9 gare, compreso il recupero con la Samp, nelle quali non ne avevano segnato più di uno alla volta.
VAGABONDO – La distanza tra il volume di gioco e il risultato concreto si è rivelata il punto debole dell’intera costruzione agonistica di Di Francesco. Nel conto dei tiri in porta totali in campionato, compresi quelli respinti, la Roma è ben messa: sesta (e prima in Italia con 515) davanti al Napoli. Se invece prendiamo in considerazione i tiri indirizzati nello specchio della porta si scende in quindicesima posizione. Davanti, per dire, c’è anche il Milan. Dato che trova conforto, non consolazione, in quello parallelo dei gol: Roma 20ª con 49, nei pressi della metà dei 95 del Paris Saint-Germain, e abbondantemente sotto Juventus (67), Lazio (idem) e Napoli (63). Peraltro nella Roma a tirare di più è un attaccante che a molti sembra vagabondare per il campo invece di fare il suo mestiere, cioè Edin Dzeko: 100 tentativi esclusi quelli respinti, secondo solo a Insigne che ne ha effettuati 117. E 57 nello specchio. Alle sue spalle, ma lontano lontano, c’è El Shaarawy: 43 tiri, 27 nello specchio. Non si può dire che non ci provino. Servono determinazione, precisione e magari qualche sistema più furbo di arrivare smarcati a colpire.