L’altro Alisson. Il valore del calciatore è sotto gli occhi di tutti. Venerdì ha giocato la partita numero 23 con la nazionale brasiliana, vestendo la fascia da capitano nel sistema «a rotazione» voluto dal c.t. Tite. In stagione è rimasto imbattuto 17 volte in 37 partite giocate dalla Roma e i tifosi lo hanno eletto loro beniamino. I grandi club europei si sono interessati a lui, anche se Monchi sta facendo di tutto per trattenerlo nella Capitale. Ma c’è anche l’Alisson che in pochi conoscono, quello tutto casa e famiglia, ben descritto dall’intervista rilasciata a Roma Tv.
Primo argomento, il momento magico: «Penso di non essere insostituibile, però ogni giorno vengo a Trigoria per fare il meglio, lavorare forte e aiutare i miei compagni a vincere». La famiglia: «Mio fratello ha giocato anche lui nell’Internacional e ha vinto una Libertadores e una Coppa Sudamericana. Faceva il terzo portiere, siamo cresciuti insieme in casa e nella nostra squadra. È il mio miglior amico. Mio padre mi ha sempre detto di sognare in grande e io l’ho sempre fatto. Sono arrivato fino a qui perché i miei genitori hanno lavorato e speso tanto, non in termini economici ma di energie. Ringrazio Dio di avere due genitori come loro». La fede: «Dio è al primo posto. La mia fede non mi protegge solo dagli infortuni ma mi aiuta sempre a vedere il lato positivo della cose, anche quando vanno male. Questo mi ha aiutato nel primo anno, quando non ero il primo portiere ma avevo sempre la testa alta, sicuro che il mio momento sarebbe arrivato. Ora ho preso la maglia numero 1 e non la lascerò mai». Sulla nazionale: «L’esordio è stato indimenticabile: il sogno era diventato realtà. Sono due anni che sono titolare della Seleçao, ma non mi accontento: voglio vincere il Mondiale, anche se sarà difficile». Il carattere: «Sono un tipo tranquillo. Non ho bisogno di tanto per vivere bene. Il cibo è buono, la città mi piace, soprattutto il centro storico con il Colosseo. Del Brasile mi mancano gli amici e i genitori. Quando posso porto qualcuno qui per sentire meno la mancanza di casa. Sono felice qui a Roma con mia moglie e la mia bimba, che è nata qui ed è sia romana che brasiliana. Ho bisogno solo della mia famiglia». Monchi spera che la signora Alisson faccia come la signora Dzeko, decisiva per far restare il bosniaco a Roma. Per parte sua il d.s. sta preparando un contratto quasi triplicato (da 1,5 milioni a stagione a 4) per blindare il portierone. Dalla Turchia buon notizie per Cengiz Under. La distorsione al ginocchio sinistro non è grave. Non c’è bisogno di un ritorno a Trigoria.