“Dal calcio avevo ricevuto tanto, al calcio ho dato tutto quanto che era necessario dare, l’ambizione, la prospettiva di giocare per sempre non ce l’ho mai avuta. Quindi significativamente si trattava di cogliere un’opportunità in maniera intelligente in un momento anche cruciale della mia vita al di fuori del calcio, perchè avrei potuto anche portare la famiglia a Roma dove avevo deciso di vivere e dove vivremo per il resto della nostra vita e quindi tutta una serie di cose, associate al prestigio e di smettere di giocare al calcio e poter far qualcosa in una società importante come la Roma, hanno fatto si che tutto s’incastrasse e iniziassi a fare questa nuova vita”.
“Quindi una volta che tu finisci sei un ex calciatore con un bagaglio d’esperienza talmente ampio, a seconda di quanto è stato il tuo girovagare e la possibilità di aver giocato in un posto anziché in un altro con allenatori e società diverse. Però sei sempre un ex calciatore, Quindi devo cominciare a riempire una scatola, che simbolicamente è una bellissima scatola, ma è una scatola vuota per affrontare quello che è il futuro di una nuova vita di una nuova carriera “.
“Il mio compito è quello di essere proprio la figura cuscinetto dove i giocatori, l’allenatore hanno bisogno di qualcosa dalla società e tutto passa attraverso di me. Viceversa la società ha bisogno di qualcosa dall’allenatore e dai giocatori chiede a me. Chiaramente parliamo di micro temi che sono importanti che sono quotidiani, perchè poi quando si tratta di qualcosa di più importante evidentemente entrano in scena i nostri dirigenti di alto livello. E’ stat comunque una grande opportunità e lo è ancora poter fare un’esperienza per me all’interno della società completa di un grande club come la Roma, anche perché mi ritrovo a contatto con tutte le parti sensibili della società”.
“Con la Roma purtroppo ci siamo fermati agli ottavi di finale però adesso da dirigente sono arriva ai quarti chissà che non ci sia qualche sorpresa. La Champions League probabilmente è qualcosa che da delle emozioni leggermente inferiori a una Coppa del Mondo o comunque a un campionato europeo, ma comunque da delle emozioni altissime. E il giocatore, questo tipo di manifestazioni, non vorrebbe mai perdersele, vorrebbe sempre giocarle. L’ho fatta con cinque squadre e con cui l’ho giocata tutte le squadre non avevano probabilmente la possibilità, le qualità di arrivare in fondo però con tutte le squadre abbiamo sempre fatto qualcosina di speciale”.
“Credo che oltre al rispetto, con il Barcellona probabilmente, ci debba essere un mix tra paura e coraggio. Perchè il mix giusto, senza esagerare con la paura e senza esagerare con il coraggio e la spavalderia, possono creare oltre al rispetto, che quello ci sarà sicuramente, quella scintilla per fare in modo che noi vendere cara la pelle e faremo una grande partita. e’ una banalità ma dipenderà soprattutto dal risultato della prima partita. Siamo anche noi curiosi, che siamo dentro. di capire come la nostra squadra affronterà il Barcellona e il Barcellona affronterà noi e cosa ne verrà fuori”.
La Roma oggi se deve vedere per sempre nella Champions League perché l’ambiente nel quale tu diventi grande, acquisisci prestigio, acquisisci la possibilità di crescere sempre e di puntare è una competizione che dà prestigio e possibilità di crescere sempre e di puntare alle vittorie”.
“Quando sei in una società come la Roma, che ambisce ad arrivare il più in alto possibile in tutte le competizioni che fa, se costantemente sotto pressione e non è la prima volta che giochiamo sette partite dall’inizio della stagione e magari speriamo che non sia nemmeno l’ultima, visto che potrebbe ricrearsi un ciclo tra aprile e maggio. Devi essere abituato a vivere questi cicli perchè sono determinanti, adesso ad aprile perchè tu hai creato delle situazioni a settembre, ottobre, novembre, quindi tutti i periodi, tutti i cicli e tutte le partite sono determinanti”.