La distanza non si misura solo in termini di qualità e ricchezza ma anche con l’esperienza: i soli Messi, Iniesta e Piqué hanno giocato in tre più partite di Champions League di tutti i calciatori della Roma messi insieme (347 a 340, preliminari esclusi). Il romanista con il curriculum migliore è Daniele De Rossi, il capitano: è a quota 53, circa a metà strada rispetto agli abitudinari catalani che rispetto a lui hanno anche qualche anno in meno.
CHI C’ERA – E’ davvero una montagna da scalare, come ha affermato Monchi, negli ultimi giorni passato su tutti i media spagnoli per raccontare le proprie speranze. Specialmente misurando il peso specifico delle presenze in Champions, il disavanzo è spaventoso. L’unico elemento della rosa che abbia giocato da protagonista una semifinale è Maxime Gonalons, con lo splendido Lione 2009/10, fermato solo dal Bayern. Ma quasi certamente contro il Barcellona non giocherà. Il titolare del ruolo del resto è De Rossi, che con la Roma non ha mai giocato al Camp Nou ma almeno ha respirato in profondità l’aria dei quarti di finale nel biennio 2007-2008, incagliandosi sempre contro il Manchester United. Invece El Shaarawy ha solo sfiorato un quarto di finale in carriera. E’ successo nel 2012 ai tempi del Milan, quando subentrò a Robinho nel secondo tempo a San Siro. E sapete contro chi? Il Barcellona, proprio. Infine Kolarov nell’edizione 2015-16, con il Manchester City, venne chiamato in causa al minuto 93 al Parco dei Principi contro il Psg sul risultato di 2-2, per poi osservare dalla panchina sia la partita di ritorno sia la successiva semifinale con il Real Madrid. In pratica, una passerella senza significato tecnico.
MURO – Per il resto la top eight d’Europa è una novità diffusa e stratificata, a cominciare dal presidente Pallotta che da sette anni aspirava a una serata così importante e domani raggiungerà la squadra a Barcellona, passando per Monchi e Di Francesco che forse non si sarebbero aspettati di vivere un’emozione simile alla prima stagione da timonieri della Roma. Sarà una prima volta per Kostas Manolas, che con l’Olympiacos era arrivato agli ottavi e anche a Roma aveva sfidato il Real Madrid subito dopo la fase a gironi. Sarà una novità per Diego Perotti e Federico Fazio, due che contro il Barcellona hanno già giocato e vinto nella Liga da rappresentanti del Siviglia di Monchi ma in campo europeo non hanno mai conosciuto certe location di Champions League: si videro privare il sogno nel 2010, nonostante un incoraggiante 1-1 incassato nell’andata a Mosca. Nemmeno un gol di Perotti, solo ventunenne, evitò la sconfitta e l’eliminazione (2-1) al Sanchez Pizjuan.
DOPPIATI – In totale, sempre al netto dei turni preliminari, il Barcellona vince il confronto delle presenze 816 a 340. Se dobbiamo parlare di bacheche, poi, ovviamente il confronto diventa impietoso: Iniesta, che potrebbe lasciare il Barça a fine stagione per la tentazione cinese, ha vinto in carriera 30 titoli a livello di club tra cui 4 Champions League e 3 Mondiali, senza contare il tris Europeo-Mondiale-Europeo con la Spagna tra il 2008 e il 2012, risultato che manca al gemello di felicità sportiva Leo Messi. Piqué è appena sotto, a quota 29, perché pur essendo più giovane sia di età che di militanza una Champions l’ha vinta anche con il Manchester United. Nella Roma viceversa il più titolato è Aleksandar Kolarov con 8 trofei, due in più dell’amico Dzeko che ha festeggiato due campionati in due Paesi diversi. Ma in campo internazionale naturalmente non ci sono allori: la Roma deve risalire ancora molti tornanti per raggiungere la vetta della montagna.