Il piccolo Mauro Emanuel dormiva placidamente tra le braccia della giovane e bellissima mamma Analia quando dall’altra parte del mondo, la nostra, un biondino sedicenne di nome Francesco metteva per la prima volta piede su un campo di Serie A. Poco più di un mese e circa undicimila chilometri – la distanza tra Rosario, in Argentina, e Brescia – separano due eventi di una certa rilevanza nel mondo calcistico: la nascita di Icardi, il 19 febbraio 1993, e il debutto di Totti tra i professionisti, il 28 marzo di quello stesso anno. Da allora, si celebra la leggenda giallorossa – e il traguardo dei quarant’anni appena festeggiato ha aiutato – ma nel frattempo anche Maurito è cresciuto, è diventato grande: capitano e nuovo totem nerazzurro. Quei due eventi appartengono a un altro millennio: oggi, Roma e Inter non sono altrettanto lontane dalla vetta occupata dalla solita Juventus, eppure la sfida dello stadio Olimpico rappresenta già una versione pallonara del dibattito presidenziale stile Trump-Clinton: chi perde resta indietro nella corsa-scudetto, chi vince guadagna la nomination.
IL CENTRAVANTI Luciano Spalletti e Frank de Boer hanno due squadre incomplete. I risultati altalenanti ottenuti fin qui – compreso l’ultimo turno: sconfitta per i giallorossi a Torino, pareggio interno per i nerazzurri con il Bologna – certificano che non hanno ancora completato il processo di maturazione. Il punto fermo dell’Inter è ovviamente Maurito Icardi. Ha segnato 6 degli 8 gol nerazzurri in campionato, fornendo anche un assist a Perisic, unico altro marcatore di De Boer. La Roma non ha problemi a segnare – ha il miglior attacco del campionato, insieme al Napoli: 14 gol – però ha un problema con il centravanti: nonostante le 4 reti nelle prime 6 giornate, Edin Dzeko non finisce di convincere. Il bosniaco si è anche mangiato, statistiche alla mano, 8 occasioni clamorose, almeno il doppio di ogni altro giocatore della Serie A. Tutto l’opposto, insomma, di quel killer di Maurito: oltre un gol di media ogni due partite con l’Inter in A (53 in 97 gare), quest’anno una percentuale di realizzazione del 27 per cento, cioè il doppio di Dzeko (13 per cento).
L’INCURSORE Il 9 è la risorsa principale dell’Inter contro una difesa che è il vero problema di Spalletti, che solo a Udinese e Crotone non ha concesso marcature. Però anche la Roma ha una risorsa che all’Inter manca appunto per completare quel processo di maturazione. Nainggolan è infatti esattamente il tipo giocatore che De Boer non ha nella sua collezione, cioè il centrocampista incursore che «allevierebbe» i compiti realizzativi di Icardi. Spalletti ha imparato a usare il belga nel modo più proficuo. Detto dei dubbi su Dzeko – e sull’impossibilità di contare a tempo pienissimo su Totti -, il tecnico della Roma potrebbe tornare sulle tracce tattiche del principesco finale della stagione scorsa (17 partite senza k.o., 14 vittore e 3 pareggi). Niente «vero nove» ma due attaccanti veloci sulle fasce, zona di sofferenza strutturale per l’Inter – più almeno un incursore centrale, una specie di centravanti arretrato che abbia i tempi perfetti nell’inserimento. Descrizione cui corrisponde Nainggolan, che proprio all’Inter ha segnato nell’ultimo confronto finito 1-1. E poi occhio: il Ninja giallorosso deve ancora sbloccarsi e si esalta nei grandi match (l’anno scorso risolse la partita contro il Napoli…).
I CREATORI Poi, certo, il pallone lì davanti deve arrivarci. E sarà il compito che i due allenatori affideranno a Perotti e Banega, menti costruttive delle due squadre: l’argentino della Roma partirà largo ma si accentrerà spesso, ha già segnato 3 gol (su rigore) e costruito 8 occasioni; l’argentino dell’Inter ha creato ben 18 occasioni ed è uomo da ultimo passaggio nel ruolo preferito senza troppi compiti di copertura. Esaltanti e a tutta birra saranno i duelli sulle fasce. Salah è velocista e realizzatore quanto Perisic dall’altra parte: non sfigurerebbero su una pista di atletica, piaceranno di più sull’erba, per la capacità di corsa e di tiro (3 gol a 2, 15 conclusioni a 10). Florenzi (o Bruno Peres, dipenderà dalla disposizione in campo) e Candreva saranno più assist-men che finalizzatori in un duello di romanità: 23 cross per il romanista, addirittura 49 per quella macchina che è l’ex laziale.
GLI EQUILIBRATORI A completare il quadro non possono mancare gli sgobbatori. Che hanno la faccia cattiva di Kevin Strootman e Gary Medel. Il loro ruolo di recupero palla (36 per l’olandese, 45 per il cileno) sarà fondamentale in due formazioni che per vocazione spostano molto in avanti il proprio baricentro. Anche perché è proprio davanti che Roma e Inter vogliono continuare a puntare.