Incredibile, indecifrabile, anomalo Olimpico. E’ una fortezza inespugnabile nella competizione più difficile, la Champions League, nella quale la Roma non ha ancora concesso un gol in quattro partite. Ma in territorio domestico è terra di conquista per gli avversari: sei sconfitte in campionato, una in Coppa Italia con tanto di immediata eliminazione. Vai a capire perché.
IL DATO – Soltanto nel 1947/48 la Roma si era spinta più in basso, quando però l’Olimpico neppure esisteva: in quel campionato perse addirittura 8 volte in casa. Ma l’elemento più inquietante è un altro e ha a che fare con l’attualità, più che con la storia: ci sono addirittura 11 squadre di Serie A che hanno tenuto in ordine la propria casa con più cura della Roma. Persino la Spal e il Chievo, in lotta per non retrocedere, hanno perso meno partite in casa (5).
MEDIA – E siccome Di Francesco si gioca in sei giorni, tra Barcellona e Lazio, buona parte della stagione, sarà bene che la squadra inverta subito il trend. In Champions League in verità sarebbe abbastanza mantenere la media delle precedenti serate, fatte di tre vittorie senza prendere gol e di uno 0-0 con l’Atletico Madrid. Ma contro la Lazio, in trasferta per calendario, occorre un cambio di marcia.
TRASFERTE – Ecco, lo spirito deve essere piratesco. Perché è proprio lontano dalle pressioni di casa che la Roma ha saputo valorizzare al meglio il proprio potenziale. Almeno in campionato: ha perso solo una volta in questa stagione, con tanti rimpianti allo Juventus Stadium dove Schick ha sprecato l’1-1 a tempo scaduto, mantenendo una velocità di crociera da Champions League sicura. Nonostante il pareggio di Bologna che l’ha rallentata, la Roma d’esportazione ha conquistato 32 punti in 15 partite, a una media di 2,13 per volta. Soltanto le irraggiungibili battistrada, Juventus e Napoli, hanno seguito un percorso più soddisfacente. Anche la Lazio, che ieri ha vinto a Udine arrivando a 33 punti in trasferta, ha una media peggiore (2,06) perché ha giocato una partita in più.
BUG – All’Olimpico invece, dove la Roma si è consegnata via via a Inter, Napoli, Torino (Coppa Italia), Atalanta, Sampdoria, Milan e Fiorentina, il rendimento è al limite dell’Europa League: con 1,75 punti di media Di Francesco è settimo nella classifica di specialità, appena davanti all’Atalanta e molto peggio della Sampdoria, che vola a 2,06 punti di media a Marassi.
DOPPIA T. – Che sia un problema di testa o di tattica, o una combinazione dei due elementi, è diffcile stabilirlo. Di sicuro i tifosi della Roma hanno manifestato grande affetto e vicinanza alla squadra in questa stagione. Anche sabato erano quasi 42.000, guidati dalla Curva Sud che ha cantato fino all’ultimo secondo di gioco, pure quando la sconfitta era ormai sicura. I fischi spontanei del popolo piovuti sui giocatori, in parte all’intervallo e molto al fischio finale, sono stati rumorosi e severi ma non hanno condizionato la squadra durante il gioco. Semmai, l’aspetto tattico può spiegare la differenza di performance tra in Italia e in Europa: per come è costruita, per caratteristiche morfologiche, la Roma soffre le squadre che si rintanano nella propria metà campo mentre si trova a meraviglia (parole di Di Francesco) negli spazi che le vengono concessi in Champions League. Un difetto strutturale che in estate Monchi proverà a correggere sul mercato.