I tifosi della Lazio attaccano adesivi di stampo antisemita allo stadio, alcuni con l’immagine di Anna Frank in maglia romanista? Erano «appena» venti, quei teppisti, «un numero esiguo». Perciò la società di Lotito non deve giocare due partite a porte chiuse, ma solo pagare un’ammenda di cinquantamila euro. Lo ha stabilito il tribunale della Federcalcio, che ha respinto la parte più dura della richiesta formulata dal procuratore federale Pecoraro, accogliendo esclusivamente quella che riguarda la multa. Si tratta di una decisione che colpisce, a maggior ragione con il Giorno della memoria in arrivo. Eppure il caso aveva creato polemiche e tensioni nell’ottobre scorso, indignando gran parte dell’opinione pubblica, a cominciare dalla comunità ebraica. In occasione di Lazio-Cagliari i tifosi biancocelesti avevano affisso nella curva Sud dello stadio Olimpico, dove erano stati dirottati a causa della chiusura della Nord (per razzismo…), decine di adesivi antisemiti, una parte dei quali raffiguranti Anna Frank con i colori dell’odiata Roma. Le indagini avevano portato all’individuazione di tredici ultrà, che erano stati colpiti da Daspo, su una ventina di responsabili. Lotito il giorno successivo si era recato in sinagoga nel tentativo di attenuare le tensioni, ma anche quella visita aveva scatenato il caos, soprattutto a causa della diffusione di una frase rubata al presidente della Lazio prima dell’evento: «Andiamo a fare questa sceneggiata…». Poche ore dopo, la corona di fiori che Lotito aveva deposto davanti alla sinagoga era finita nel Tevere.
Il procuratore federale Pecoraro ha avanzato immediatamente ricorso contro la decisione del tribunale, che nelle motivazioni della sentenza condanna sì l’oltraggio («un modo assurdo di schernire la tifoseria avversaria prendendo una figura simbolo dell’Olocausto»), ma insiste sulla scarsa consistenza del gruppo responsabile dei fatti: «Si tratta di un numero esiguo di soggetti in relazione a quelli presenti sia all’interno dello stadio sia all’interno del settore». Perciò la Lazio non giocherà due partite a porte chiuse. «Verrebbe penalizzata la quasi totalità della tifoseria per il becero comportamento di sole venti persone» e la parte sana del pubblico diventerebbe «ostaggio dei comportamenti inqualificabili tenuti da pochissimi pseudotifosi e potrebbe portare al compimento di atti emulativi da parte di pochi sprovveduti».
Dura la reazione di Equality Italia, associazione per i diritti civili, attraverso le parole del presidente Aurelio Mancuso: «Passata la buriana, tutto finisce nel modo più pietoso: invece di assumere provvedimenti seri, si commina un’ammenda ridicola. Su razzismo, antisemitismo e omofobia il calcio italiano non smette di comportarsi nel modo peggiore, permettendo che gruppi organizzati dell’area nazifascista continuino a manifestare il loro odio».