La Premier è solvibile. La Roma è in fila dall’estate scorsa. Inter, Juve e Napoli sono iscritte a vario titolo alla corsa e mica si può escludere la Lazio: sarebbe il sogno proibito di Sarri. Occhio alle valutazioni iperboliche e alla volontà del giocatore, di solito rilevante quando si discute di trasferimenti.
Davide Frattesi preferirebbe restare in Serie A, non solo e non tanto in chiave azzurra come ha raccontato a Coverciano: “Nella mia carriera ho sempre fatto un passo alla volta. Tre anni in B Ascoli, Empoli, Monza e poi due stagioni di Serie A con Sassuolo. Almeno nella mia testa, credo di dover fare un altro passaggio m una squadra italiana per prepararmi. Prima o poi andrò all’estero, ne sono convinto, ma bisogna arrivarci pronti e attraverso il percorso giusto”.
L’upgrade significa giocare in Europa? “Mancini è molto attento anche ai giocatori dei club di media classifica altrimenti non sarei qui. Nella scelta non inciderà il blasone, ma la possibilità di giocare partite di livello internazionale, ti possono dare appeal e spessore. Sarebbe importante in chiave azzurra“.
Allargando il discorso, un posto garantito da titolare aiuterebbe senza essere decisivo? “È un aspetto importante, non primario. In qualsiasi top club c’è competizione, nessuno ti assicura una maglia. E lottare per il posto è uno stimolo”.
L’estate scorsa era rimasto sul filo sino all’ultimo giorno, questa volta cercherà di isolarsi senza correre dietro alle alle indiscrezioni? “Ringrazio il Sassuolo e Dionisi perché l’inizio della stagione non è stato facile. Quest’estate bisognerà prendere delle decisioni importanti, ma ci penseranno Carnevali e il mio procuratore, a cui ho chiesto di non dirmi niente e di chiamarmi solo se sono cose importanti, vorrei viverla con maggiore tranquillità”.
Ha capito che il contesto e il percorso di crescita possono determinare la carriera più dei soldi. Trovare un allenatore che utilizza il 43-3 o il 3-5-2 lo aiuterebbe a scegliere? “Prenderò in considerazione il progetto, il modulo, il gioco. Mi piacerebbe una squadra che gioca bene e magari con il controcampo a tre diverse, diverso da una linea media a due”
A Coverciano, invece, si è messo nella scia di Barella? “Un esempio, il migliore nel ruolo. Lo studiavo in video, ora posso vederlo da vicino, fa anche gli assist, è bravissimo. Ecco cosa devo migliorare se voglio aspirare al massimo. A volte sbaglio la scelta al limite dell’area”.
Così ha inquadrato la semifinale di Nations? “La Spagna ha sempre avuto un centrocampo fortissimo. Basta ricordare Busquets, Xavi, Iniesta, ma anche i nuovi non sono scarsi. Dovremo restare stretti, compatti, evitando le imbucate e cercando di ripartire bene”.
Dentro l’estate azzurra, è giusto tirarsi su? “Ha ragione Guardiola. Penso ci sia una percezione sbagliata del calcio italiano, noi siamo i primi a denigrarlo. Se arriva un giocatore dalla Premier si pensa subito che sia più forte, invece non è vero. Ci sono molti esempi”.