Il calcio italiano è ad una svolta. Dopo anni di divisioni, di contrasti sulla ripartizione dei diritti televisivi, di contrapposizioni tra le grandi squadre e le cosiddette medio-piccole, sembra che si stia formando una intesa intorno ad un programma semplice e chiaro, che porterà alla adozione di una nuova governance della Lega di Serie A. Ma il segnale più forte che il calcio italiano vuole mandare è sulla scelta del nuovo presidente: Walter Veltroni. Sarà lui il candidato, o almeno uno dei nomi, proposto all’assemblea che dovrà presto eleggere il sostituto di Maurizio Beretta. Tredici società (le medio-piccole) avrebbero già espresso il loro apprezzamento per Veltroni: manca ancora il sì di Juventus, Roma, Napoli, Inter, Milan, Lazio e Fiorentina. Basterebbe un solo voto a favore (Inter e Roma sembrano favorevoli) e ci sarebbe già il quorum necessario per l’elezione.
Veltroni, che ha dato la sua disponibilità, ha posto due condizioni pregiudiziali: massima condivisione dei presidenti e uno statuto che garantisca il cambiamento. L’unico dubbio che ancora resiste per l’ex segretario del Pd, è il dover lasciare per quattro anni il suo attuale lavoro di scrittura e la possibilità di esprimersi liberamente su temi civili. Sul programma sono arrivate le rassicurazione richieste e non ci dovrebbero essere problemi(anche se il passato insegna che con i presidenti di serie A mai essere sicuri di nulla) perché le società sono praticamente tutte d’accordo a votare un nuovo regolamento che prevede, appunto, un presidente istituzionale e un manager operativo. Sui voti siamo ormai alla conta e sarà importante conoscere il pensiero delle “grandi”: ma sarà difficile dire no ad una candidatura Veltroni, alla possibilità di essere guidati da un personaggio che segna una evidente rottura con il passato e apre a nuove prospettive.
La possibile presidenza Veltroni sarebbe la dimostrazione concreta che finalmente le società vogliono cambiare il calcio italiano. E non sarebbe un omaggio alla politica, perché Veltroni è definitivamente uscito dall’agone politico da otto anni, le sue dimissioni da segretario del Pd sono del 17 febbraio del 2009, rifiutando tutti i numerosi incarichi istituzionali e di partito che in questi anni gli sono stati proposti: la sua vita ora è scrivere libri, sceneggiature e regia per film-documentari, interviste a personaggi dello sport .
L’obiettivo della nuova Lega sarà quello di migliorare il prodotto calcio per raccogliere la sfida con le altre leghe europee, nella convinzione che il nostro campionato ha un elevato potenziale, come dimostrato dal crescente interesse di gruppi internazionali che stanno investendo nelle squadre di serie A. Il nuovo presidente con a fianco un grande manager, da individuare, dovrà lavorare per una politica di sviluppo, di una necessaria reazione del sistema calcio, perché la distanza con la Premier League e la Liga Spagnola può essere colmata solo con una managerialità adatta a sostenere la competizione europea e mondiale.
Ormai le società hanno capito che è il sistema a dover crescere nel suo complesso: il primo passo da fare è quello di riportare i tifosi allo stadio, ristrutturare gli stadi, ricreare le condizioni per cui ogni partita sia uno spettacolo di festa e divertimento. Da qui nasce l’idea Veltroni: l’esigenza di affidare il rinnovamento a persone credibili, capaci di dialogare con le istituzioni e con gli operatori internazionali. Se le società si ritroveranno intorno a questa scelta, poi dovranno convincere Veltroni ad accettare questa affascinante sfida, affiancandolo con un manager esperto di diritti televisivi e condividendo un modello di governance della Lega che assicuri autonomia e indipendenza ai suoi organi.
Il prossimo sarà un mese decisivo per il calcio italiano(ci sarà anche l’elezione del nuovo presidente della Figc con un probabile duello Tavecchio-Abodi) e le società di serie A sanno bene che comunque la prossima elezione del presidente rappresenterà una svolta: in caso di mancato accordo non ci sarà spazio per ulteriori “giochetti” perché la Figc è pronta a commissariare la Lega, con Lotti d’accordo, per riscrivere d’ufficio la nuova governance e una nuova legge per la divisione dei diritti televisivi.