Il dubbio non è sul chi vincerà. Ma sul come vincerà. A una manciata di ore dal traguardo, l’appuntamento è per stamattina al Cavalieri Waldorf Astoria di Monte Mario a Roma, il vantaggio di Gabriele Gravina sembra troppo consistente per mettere in discussione la sua conferma alla presidenza della Federcalcio. Più complicato capire se Cosimo Sibilia riuscirà almeno in parte a rosicchiare qualcosa all’avversario, che a stare alla mappa delle preferenze delle componenti è in vantaggio 64- 34 in termini percentuali.
Di certo, i toni della mattinata non saranno proprio soft, i due candidati non si scambieranno delle carezze nei due discorsi di illustrazione del programma. Prima, ci sarà il saluto di Coni (ci sarà Giovanni Malagò), Uefa (con il segretario generale Giorgio Marchetti) e Fifa. Poi parleranno i rappresentanti delle componenti, quindi toccherà agli sfidanti per la presidenza. Nessuna maratona, è probabile, per non dire scontato, che il verdetto arrivi al primo colpo: basterà il 50 per cento di voti più uno. Anche perché se non venisse eletto subito il presidente, con tante schede bianche o nulle, la seconda e la terza votazione sarebbero assediate dallo spettro del commissariamento.
Spettro che la Federcalcio conosce molto bene. Il 29 gennaio del 2018 non si trovò la quadra fra i tre candidati – Sibilia, Gravina e Tommasi – e il nulla di fatto spianò la strada alla nomina di Roberto Fabbricini. Ad alcuni mesi dal fallimento dell’intesa fra i tre blocchi, si trovò l’intesa intorno al nome di Gravina. Ed è proprio su quell’intesa che l’atmosfera si è riscaldata in questi giorni. Per Sibilia esiste un accordo firmato, che prevedeva un nuovo presidente alla fine del mandato di Gravina. Gravina riduce la vicenda a un patto programmatico e non a una specie di nomina “per successione” del nuovo presidente.
FONTE: Il Corriere dello Sport –