Una base abbonati per il pacchetto serie A non cresciuta come ci si attendeva. Stime non ufficiali parlano di una forchetta tra i 550 mila e i 700 mila utenti al pacchetto calcio di Tim quando gli obiettivi erano di almeno due volte superiori. Il fenomeno della pirateria ancora diffuso: si calcola che almeno il 20% degli accessi al calcio in streaming avvenga attraverso profili piratati col fenomeno nuovo della vendita su Telegram delle password per la fruizione su un secondo device.
E poi la svolta digitale nei consumi di contenuti sportivi appena cominciata: la platea complessiva in Italia sul segmento premium non ha mai superato, negli anni, i 4,5 milioni di utenti anche se l’audience media su Dazn è stata di circa 6 milioni considerati i device connessi.
La fruizione tramite la rete fissa è un salto culturale anche per alcuni problemi infrastrutturali che toccano l’ultimo miglio con la fibra e di It nei datacenter. Da qui la necessità di rivedere gli accordi con cui Tim e Dazn hanno acquisito i diritti della serie A da qui al 2024. Il gruppo telefonico aveva messo sul piatto circa 340 milioni all’anno per i prossimi tre: un conto da 1 miliardo. Al netto degli investimenti per trainare l’offerta commerciale e quelli infrastrutturali, quantificabili quest’anno in almeno 70 milioni. Ieri il Comitato controllo e rischi di Tim avrebbe vagliato il dossier.
A queste condizioni l’investimento in 3 anni supererebbe in 2 miliardi. Un esborso eccessivo considerata la base abbonati. Si apre all’ipotesi di un meccanismo di condivisione di ricavi tra la piattaforma in streaming e il gruppo tlc. Non ha giovato alle strategie commerciali l’impossibilità per Tim di spingere su un’offerta bundle — calcio più connettività — peririlievi sulla concorrenza. Al tempo stesso la base abbonata al calcio di Sky, concorrente sul satellite, si è ridotta in quest’ultimo anno, ma di poco: da 2,58 a 2,48 milioni (dato di fine settembre).
FONTE: Il Corriere della Sera – F. Savelli