E’ la partita più importante della sua carriera?
“Certo che sì. E non vediamo l’ora, è una grande opportunità non solo per il club ma anche per la città e per i giocatori. Non tutti hanno la possibilità di affrontare il Manchester United in una semifinale europea”.
La discussione con Dzeko? “Quest’anno è stato difficile gestire tutte queste situazioni, specialmente alcuni infortuni che sono arrivati in momenti cruciali della stagione, come quello di Mkhitaryan. E poi abbiamo sempre giocato ogni tre giorni. C’è da aggiungere il fatto che la Serie A è un campionato difficile e molto competitivo, siamo stati in lotta per il quarto posto con altre sette squadre. Eravamo tra le prime quattro fino allo scorso marzo, poi siamo calati. Quindi l’Europa League è troppo importante per noi”.
Il Man United è una squadra con attaccanti veloci e di talento, e forse è andato in difficoltà contro avversari che cercavano la profondità, cercavano di difendere e colpire in contropiede. Ma lei non gioca così, vero? “No, non mi piace giocare in profondità e aspettare di contrattaccare. A volte può capitare in certi momenti, come contro l’Ajax nel ritorno dei quarti di finale, ma non è il mio stile di gioco. Ma hai ragione, hanno così tanti attaccanti forti come Edinson Cavani, Marcus Rashford, Mason Greenwood… Daniel James, che è molto veloce. Sono giocatori incredibili che possono decidere il risultato di una partita in una situazione, in un secondo. Quindi dobbiamo essere preparati, ma, devo confessare, non possiamo andare lì solo per difenderci. Dobbiamo avere la palla, dobbiamo avere l’iniziativa, dobbiamo avere il coraggio di uscire e giocare contro il Manchester United. La chiave è non lasciare che ci attacchino velocemente e difenderci lontano dalla nostra area”.
Le piace mantenere la linea più alta, tenere la palla e difendere alto, ma in alcune partite è costato caro e ha spesso dato la colpa agli errori individuali… “Penso che quando abbiamo avuto problemi molte volte non è stato perché le altre squadre hanno creato situazioni. Ma è stato perché abbiamo sbagliato, perdendo palloni nella prima fase di gioco. E penso che per gli errori abbiamo pagato più a caro prezzo del normale, e questo è stato il nostro problema più grande. Perché sì, questo tipo di gioco può essere rischioso, ma a lungo andare credo che abbia successo”.
Bruno Fernandes è uno dei giocatori chiave di questa squadra. E’ stato sorpreso dal fatto che abbia ricevuto attenzioni solo una volta approdato allo Sporting? “Bruno è fantastico, per quello che ha fatto allo Sporting e quello che sta facendo ora allo United. E’ arrivato un po’ tardi, ma imparato molto prima dello Sporting, crescendo in Italia (Novara, Samp e Udinese). Trovo notevole la sua personalità. Ha qualità ma è anche leader, un combattente e molto intelligente. Non mi sorprende che sia diventato leader dello United appena arrivato”.
Tuttavia, mi sembra strano che, con tutti i soldi e le risorse spese per lo scouting, un ragazzo come Bruno non sia stato ingaggiato da una grande squadra fino a poco prima del suo 23° compleanno. È stato suggerito che forse aveva bisogno di squadre più piccole per svilupparsi correttamente, perché non avrebbe avuto spazio in una squadra grande… “Devo confessarlo, non è facile dare opportunità ai giovani quando sei in una grande squadra con grandi aspettative. C’è molta pressione; serve un giovane giocatore con il giusto carattere e la giusta personalità. Ce l’abbiamo con Zaniolo (diventato titolare nella prima squadra dell’AS Roma a 20 anni), per esempio. È così coraggioso, così volitivo. Ecco perché non vedi molti giocatori molto giovani che giocano regolarmente per grandi squadre. Ma dipende dal carattere dell’individuo. Quando vedo un ragazzo con carattere e personalità che si adattano al suo talento, la sua età non mi importa”.
Mi dica una cosa che ti ha sorpreso tatticamente in Serie A, o nel calcio in generale… “Beh, ogni partita in Serie A è una grande sfida tatticamente, perché i tecnici cercano sempre di ottenere un vantaggio. Una cosa che abbiamo visto sono squadre come Atalanta, Verona e Bologna, che giocano a due a due su tutto il campo. E non è solo in Italia. Marcelo Bielsa al Leeds United lo ha fatto domenica contro il Manchester United, marcando uomo per uomo e facendolo più profondo del solito. È stato molto difficile per lo United in quella partita, ed è difficile per noi quando le squadre lo fanno con noi in Italia”.
Ultima domanda sull’argomento di cui tutti parlano da 10 giorni: la Super League… “Quando ho visto la notizia, all’inizio ero molto preoccupato, ma ora sono molto orgoglioso, orgoglioso di far parte del calcio. Penso che abbiamo dato un grande esempio al mondo, alla società. La cosa più importante sono i tifosi. Capisco che i club più grandi vogliono più soldi, ma sono anche quelli che spendono di più. Sono loro che pagano 100 milioni di euro per i giocatori. E questo crea un problema per i club più piccoli. È egoismo da parte loro. Quindi ringrazio i tifosi, i giocatori, gli allenatori, tutti coloro che si sono opposti. Se la Super League fosse accaduta, avrebbe potuto uccidere il vero calcio. E penso a quello che è successo in Inghilterra, vedere i tifosi per strada, far sentire la loro voce, ed è stato fantastico. Sono così orgoglioso di loro e devo dire grazie”.
FONTE: ESPN