Ha mai pensato seriamente a schierare la Roma con una difesa a tre? In qualche momento ci ha anche giocato, ma intendiamo proprio un cambio di sistema, magari con quattro centrocampisti e tre giocatori più offensivi. Ci ha mai pensato seriamente? Qualche squadra in questo senso le ha dato qualche ispirazione?
«Buongiorno a voi, spero anche io di poter fare un’altra intervista presto, magari proprio parlando di tattica. Allora: noi quest’anno abbiamo giocato con diversi sistemi e anche con la difesa a tre. In passato diversi allenatori che hanno scelto questo sistema lo hanno fatto per avere una maggior sicurezza difensiva. Oggi il modo di pensare a questo sistema è cambiato. Oggi si pensa a una difesa a tre anche con una mentalità molto offensiva. Qui in Italia lo fanno bene e io penso di poterlo utilizzare perché può anche essere fatto in maniera offensiva. Qui è molto difficile giocare tra le linee e dentro il campo, e se vogliamo giocare più nel corridoio laterale può essere una buona idea. Anche nella costruzione è un buon sistema perché a noi piace costruire a tre, ma spesso utilizziamo un centrocampista o un terzino, e invece partendo con tre difensori sarebbe più chiara l’idea, e diventerebbe più difficile per gli avversari contrastare l’azione. Ma penso che qui in Italia questo sistema è molto importante anche in un altro momento: nella marcatura preventiva. Quando la squadra in attacco perde la palla, preparare le preventive è più facile e questo ritengo sia il motivo per cui in Italia lo usano in tanti. Oggi potrei anche utilizzarlo perché ha un senso soprattutto qui in Italia, proprio perché nella transizione gli avversari sono molto forti, e noi abbiamo bisogno di essere preparati. Quanto all’ispirazione, in Italia molti giocano così, ma ogni squadra gioca in maniera diversa, a volte anche con lo stesso sistema. Se prendiamo l’Atalanta, l’Inter e il Torino, ad esempio, sono molto diverse tra loro pur avendo una concezione simile di partenza. Non mi ha ispirato nessuno, ma, ripeto, è un sistema che potrei anche utilizzare».
In conferenza le chiediamo sempre delle partite. In questi momenti di riflessione vorremmo sapere se c’è un aspetto della sua vita romana differente rispetto alle sue precedenti esperienze che l’ha colpita e del quale non riuscirebbe facilmente a fare a meno… «Come sapete, mi piace tanto vivere a Roma con la mia famiglia. Stiamo vivendo un tempo diverso in quarantena, ed è difficile qui come ovunque. Però c’è un tempo bellissimo, che peraltro è molto simile a quello di Lisbona e della città dove abito. Poi sono fortunato perché ho una casa che mi permette di avere spazio per il mio bambino e in questo momento non posso stare meglio in un altro posto che qui. Di solito per il lavoro che facciamo non c’è molto tempo per stare con la famiglia e questo adesso mi piace, avere tempo per mia moglie e per il bambino. Però spero di tornare velocemente a lavorare a Trigoria». (…)
FONTE: Il Romanista