Durante la conferenza di presentazione di Henrikh Mkhitaryan, è stato anche interpellato il Direttore Sportivo, anche lui presente alla conferenza, Gianluca Petrachi, su alcuni punti tra cui il mercato e non solo. Qui sotto le sue parole:
I giocatori arrivati in prestito possono non dare una continuità tecnica al progetto? “Bisogna adattarsi alle esigenze. A 48 ore dalla fine del calciomercato era difficile impostare un discorso, l’idea è quella di fare investimenti importanti anche sui calciatori giovani. Prima sono stati investiti soldi importanti per giocatori, per i quali conveniva prenderli in prestito e valutare le caratteristiche. O si facevano investimenti su dei giovani o si facevano delle scelte come per Miki. Mi era stato detto ‘no’ al prestito, ma dovevo comprarlo. Il top player ha costi importanti, ingaggi alti e noi dobbiamo stare attenti al bilancio. Quando potevamo prenderlo in prestito, il ragazzo ha rinunciato a dei soldi per venire qui, vuole investire su se stesso. Noi abbiamo un budget di un certo tipo e questo deve consentirci di prendere certi calciatori. Su di lui e Smalling abbiamo fatto due operazioni furbe, vedremo se avremo la forza di tenere due giocatori così e cercare di aumentare il tasso qualitativo. E’ un’esigenza di quel momento per seguire un certo tipo di strategia”.
Cosa non ha funzionato nelle trattative per Higuain e Icardi? Quando avete deciso di rinnovare Dzeko? “Dzeko era il centravanti della Roma e mi sarebbe piaciuto tanto poterlo trattenere. La mia strategia non l’ho raccontata a nessuno, ma ho avuto sempre la speranza di poterlo trattenere, le situazioni dell’anno precedente hanno pesato nell’umore dell’allenatore. Qui il vento stava cambiando, la Roma stava cambiando ed ho cercato di farglielo capire. Ho cercato di dirgli che non sarebbe stato così importante all’Inter rispetto alla Roma. Se lo avessero voluto avrebbero pagato il mio prezzo, da noi sarebbe stato il punto di riferimento. Sono felice che abbia capito, ringrazio l’agente che ci ha aiutato a far riflettere il ragazzo. Le alternative erano alternative, ma la nostra scelta è sempre stata su Edin”.
Che cosa state facendo per porre fine al problema degli infortuni? “Sono delle valutazioni oggettive che sto facendo. Posso dirvi che lo scorso anno, nel Torino, ho avuto pochi infortuni a livello muscolare. Quando cambi ambiente devi capire. Nelle grandi squadre tanti atleti hanno i personal trainer, è un aspetto che va valutato e sto cercando di capire chi ce l’ha, che tipo di lavori fanno. C’è da dire che esiste anche la casualità, si è scottati dai 50 problemi muscolari dello scorso anno e la tensione è altissima. Spinazzola e Pastore hanno sempre avuto questo tipo di infortuni. Zappacosta mi ha stupito, si è fatto male nel pre-gara e non si era fatto nulla prima. Under è molto esplosivo, mi ha raccontato che si è stirato facendo un colpo di tacco improvviso. La mia attenzione è su questa problematica, cercheremo di togliere alibi. I ragazzi si sono lamentati della durezza dei campi di allenamento ed ho chiesto di fare un intervento importante sul campo principale ed è un alibi che voglio togliere e mi auguro che da oggi in poi si possa migliorare”.
Questa è la sua Roma? Ha raggiunto tutti i suoi obiettivi? E’ una Roma da Champions League e che vuole ottenere subito i risultati? “Credo di averci messo l’anima in questo calciomercato. Ho messo tutto quello che avevo dentro di me con una logica calcistica. Ho cercato di fare una piccola rivoluzione perché era necessario farla. Certamente a tutti quanti voi ho chiesto un po’ di pazienza. Essere all’anno 0 serve tempo, anche se nel calcio è poco. Insieme alla società ho creato qualcosa su cui far rinascere quell’entusiasmo romanista. Ho creato un gruppo importante. I giocatori non felici di stare qui sono andati via. Abbiamo fatto un mercato in uscita importantissimo. Abbiamo rinnovato ai giovani a delle cifre congrue. Sto cercando di bilanciare tutte le cose e far amalgamare una rosa a cui sono stati inseriti giocatori di spessore. Ci vuole un po’ di tempo, ma sono molto soddisfatto. Vorrei già parlare col Sassuolo e non di mercato. Adesso vorrei lasciare da parte quelli che sono stati gli ultimi mesi, per focalizzarci sul campionato dove ci mancano qualche punto, vedi la gara contro il Genoa. Sono molto fiducioso, ottimista, ma soprattutto vedo quel senso di appartenenza. Quando sono arrivato c’era tanta disgregazione, ora vedo unità di intenti. Non posso garantirti se questa Roma sia da Champions League. Ho costruito una squadra tosta che partita dopo partita dimostrerà il proprio valore”.
Classifica monte ingaggi, la Roma è terza. Dove può operare per abbassare il monte ingaggi? “Non ho visto l’indagine su La Gazzetta, ho visto il nostro monte ingaggi e ho visto incongruenze perché poi gli ingaggi veri sono differenti. Ci sono parecchie nefandezze. Al di là di questo che è marginale sicuramente il fatturato relativo al proprio monte ingaggi ha sempre maturato o la vittoria o un posto di prestigio. Il monte ingaggi della Roma è molto in su. Quando parlo di tornare a valori giusti, equi. Credo che sulla Roma questo debba migliorare e migliorerà nel corso del tempo. Oggi è un livello un po’ sfalsato. Il mio obiettivo è ricalibrare il tutto, cercando di mantenere alto il tasso qualitativo”.
Strategia aspettare ultimi giorni? Un rimpianto? “Sicuramente è stata un’opportunità. Il fatto che il campionato inglese finiva prima è stato un vantaggio. Un mese fa si poteva prenderlo a cifre importanti, con un ingaggio da top. Si era parlato di prendere anche un ragazzo brasiliano, un prospetto molto importante, ma doveva essere preso alle nostre condizioni. A quel punto ho risentito Raiola e gli ho detto che non prendevo più l’esterno e se ci fosse la possibilità di prendere Micky. Mi ha risposto fosse difficile. Poi gli ho detto che Micky fosse più adatto al campionato italiano che a quello inglese. L’idea era quella di mettere nelle condizioni di esprimere le proprie caratteristiche. L’attesa per gli ultimi acquisti è stata una cosa voluta. Non ho rimpianti. Ho fatto tutto ciò che avevo in testa. Non sono state fatte due uscite per scelta dei ragazzi che non hanno accettato di andare a giocare in prestito. Con due unità in meno adesso saremmo ancora più coesi. Adesso magari mi potranno anche contraddire. Rimpianti in entrata non ne ho. Tutto ciò che ho fatto è stato sempre sincronizzato con la società. Fienga mi ha messo sempre nella condizione di poter fare tutto quello che era nella mia testa”.
A che punto è il lavoro di Fonseca? “Ho avuto un confronto con il mister ed abbiamo parlato di questo argomento. Deve continuare a portare avanti il proprio credo e la mentalità innovativa. Cambiare una mentalità italiana di chiudersi e ripartire in contropiede. Deve insistere senza avere perplessità o dubbi, dal momento in cui arriverà il risultato i calciatori si convinceranno che quel modo di fare calcio, mantenendo equilibrio, che è quello che ci sta mancando un pochino. Sono convinto che questo tipo di mentalità possa portare ad avere quel coraggio che ti porta un risultato importante. Serve un po’ di fortuna, ma dal momento in cui partiamo confido molto nella forza della squadra che può fare calcio in maniera coraggiosa”.
E’ stato molto difficile per lei gestire la situazione lasciata dalla gestione precedente?
E’ stato un grande problema, per ogni entrata dovevo pensare ad un’uscita. Non è stato semplice, alcuni giocatori, forti della ricchezza del contratto, fanno resistenza. Prima di lasciare Roma ci si pensa mille volte, fai fatica a spostare i calciatori. Il fatto di dire in faccia ai calciatori la verità e sono sempre stato chiaro, soprattutto con quelli in uscita. Meglio andar via che fare comparse, era più giusto andassero a giocare. Ci sono riuscito all’80%, è rimasto qualche residuo, ma ci sta in una rosa ampia. Sono contento di come sia andata la campagna acquisti e cessioni.
La Roma ha tenuto testa alla Juventus in questo mercato… “Sono orgoglioso di aver mantenuto la promessa dicendo che la Roma non sarebbe stata la succursale di nessuno. Citavi Marotta e Paratici, oggi nessuno può venire a Roma per fare il prepotente e prendere calciatori. Oggi sono consapevoli che se vogliono un giocatore ci sono dei tempi e dei modi. Io spero che venga sempre mantenuta e rispettata”.
La Roma ha tenuto testa a Inter e Juve sul mercato? Baldini? “Sono orgoglioso di aver mantenuto la promessa data ai tifosi quando ho detto che la Roma non sarebbe stata la succursale di nessuna squadra. Questo è stato capito da tutti. Tutti hanno capito che non possono venire a Roma a fare i prepotenti. Oggi sono tutti consapevoli che ci sono dei tempi, dei modi e questa è una cosa che da qui a quando ci sarò io sarà rispettato. Franco è stato al suo posto. Devo dire che un mese fa mi disse che fosse possibile che Mkhitaryan poteva spostarsi. Questa è quella forma di collaborazione di cui parlavo. Successivamente mi sono sentito con Raiola, mantenendo sottotraccia la pista. Quando lavoro con un certo tipo di agenti, anche la forza di non far uscire le notizie. Il suo acquisto è uscito domenica sera. Non ho avuto problemi con Franco, ha mantenuto le giuste distanze e quindi sono contento di come sia stato bilanciato il lavoro. Che poi lui abbia un rapporto diretto con Pallotta ben venga. Di Smalling non era neanche a conoscenza, è stata una cosa last-minute. Sono molto contento di come il lavoro di squadra abbia funzionato”.
Cessione di Schick? “Credo che a volte ci sono delle cose che funzionano, altre no nel calcio. Schick aveva aspettative che aveva creato dei sogni nella testa della tifoseria. Un giocatore quasi soffiato alla Juve, pagato 40 milioni di euro, aveva creato delle aspettative, infrangendo quei sogni. Aveva necessità di fare un’esperienza diversa, nella speranza che questa sua capacità possa venire fuori. Molto dipende dal suo carattere che può determinare quello step in più. Roma non era l’ambiente giusto per lui. Rimane un patrimonio della Roma perché la formula è un prestito con un diritto di riscatto. Sono convinto che Schick possa fare bene”.
FONTE: Redazione Tuttoasroma – Roberto Molinari