L’ex difensore di Roma e Verona, Luciano Marangon, è stato intervistato dalla nostra testata per parlare dei giallorossi, dei gialloblu a due giorni dalla sfida che vede le due squadre contrapposte sabato alle ore 18 all’Olimpico. Sono state, negli anni ’80, i due club che lo avevano lanciato nel calcio che conta. Un solo anno alla Roma (1981-1982) che poi lo vendette proprio al Verona, dove passò 3 anni fino alla stagione ’85 dove, a fine stagione, lo acquistò l’Inter. Il club giallorosso lo acquistò dal Napoli. La sua carriera inizia nelle giovanili della Juventus per poi passare in prima squadra nella stagione 1974-1975. L’anno dopo indossò la maglia del Lanerossi Vicenza per 5 campionati dove giocò insieme a Paolo Rossi. Ora vive a Ibiza, è nonno di tre nipoti e lavora nella ristorazione con i suoi “Beach club” che si affacciano direttamente sulla spiaggia…
Sabato, alle 18, si disputerà Roma-Verona. Hai indossato le maglie di entrambe le squadre. Quali sono le tue sensazioni su questa partita?
“Sono due squadre che hanno dimostrato di essere allo stesso livello anche se hanno filosofie diverse. Mourinho infatti ha bisogno di tempo per imporre il suo gioco, ci vogliono due o tre anni per portare la Roma a vincere qualcosa. Spero che il tifoso capisca che questo allenatore porterà sicuramente dei risultati, perché è quello che ha fatto in tutta la sua carriera. Quando ha allenato società come Real Madrid o Manchester United, la situazione era diversa perché lì Mourinho ha avuto da subito i giocatori funzionali al suo progetto. A Roma invece il percorso sarà necessariamente più lungo. Il Verona invece ha incamerato un po’ la filosofia di società come Sassuolo e Atalanta, che puntano sui giovani per poi venderli a società più importanti in modo da tenere i bilanci in ordine. Tudor sta facendo molto bene e se il Verona non fosse partito con difficoltà, ora potrebbe avere una posizione migliore in classifica.
Hai giocato con quel Verona che poi ha vinto lo scudetto nel 1985… “Sì, io sono arrivato due anni prima. Il tecnico Bagnoli e il direttore sportivo Mascetti avevano in testa un progetto e, nei primi due anni, siamo arrivati rispettivamente quinti e settimi. Loro però cercavano sempre di migliorare la rosa e l’anno dello scudetto hanno preso Elkjaer e Briegel che sono poi stati decisivi. Ecco, torniamo al discorso di prima: la società è stata brava a costruire la squadra nel corso di anni. Se c’è un progetto serio e supportato da tutti, si può arrivare a vincere qualcosa di importante”.
Ma c’è comunque qualcosa che manca alla Roma a differenza del supporto dei tifosi? “Bisogna dare fiducia a Mourinho: è un allenatore vincente ma ha bisogno di un percorso. La tifoseria deve stare vicino alla squadra e bisogna far lavorare la società. Roma non è stata mai una piazza facile per via delle radio, per i tifosi legati a Liedholm o Capello. Guardate il Milan; è stata per dieci anni la squadra più forte del mondo e poi ha dovuto ricostruire tutto. Adesso, però, sta ottenendo i risultati”.
Mourinho poteva fare qualcosa in più quest’anno? “Quest’anno la Roma sta nella posizione che merita. Poi, per carità, avrebbe anche potuto ottenere qualche punto in più, ma sarebbe cambiato poco. Il valore è quello. La Roma può comunque ancora lottare per l’Europa League, deve crederci. Se l’ambiente darà tranquillità alla società e alla squadra, i risultati si vedranno. Non si può voler tutto subito e cambiare ogni anno le cose: è il ragionamento più sbagliato che si possa fare”.
Hai parlato spesso dei tifosi, della piazza. Hai notato differenze o similitudini con la tifoseria veronese? “Sono due tifoserie calde. Certo, il tifoso dell’Hellas è stato vicino alla squadra anche quando ha rischiato di andare in Serie C. Sarei curioso di capire come si comporterebbe il romanista se vivesse la stessa situazione”.
Hai vestito tante maglie, non solo quelle di Roma e Verona. Con quale allenatore ti sei trovato meglio? “Ho avuto la fortuna di avere degli allenatori “padri”. Mi vengono in mente Fabbri al Vicenza, Marchese al Napoli, Liedholm alla Roma, Trapattoni all’Inter. Oggi questi allenatori non ci sono più. Non capivano solo di calcio, erano anche molto vicini al carattere dei giocatori e sapevano sempre come prenderli, come comportarsi con loro”.
In tal senso cosa ne pensi degli sfoghi di Mourinho verso i suoi giocatori, ad esempio dopo il Bodø o dopo l’eliminazione in Coppa Italia? Pensi che certe cose debbano restare nello spogliatoio? “In Italia è impossibile non fare uscire notizie del genere. Credo che sia l’unico Paese al mondo ad avere così tante testate e trasmissioni sportive. Secondo me un allenatore fa benissimo a parlare a quattr’occhi con i propri giocatori. Purtroppo in Italia le notizie escono e bisogna accettarlo. Mourinho questo lo sa e secondo me era consapevole che le sue parole sarebbero uscite sul giornale. Spero solo che otterranno l’effetto che lui voleva. Secondo me il fatto che una notizia diventi pubblica non influisce sul giocatore. Anche io spesso sono stato chiamato dai miei allenatori negli spogliatoi o nel camerino e spesso mi veniva detto, davanti a tutti, quello che c’era da dire”.
Hai giocato insieme a Paolo Rossi. Cosa ne pensi dell’idea di dedicare l’Olimpico a lui? “Sono situazioni particolari, perché allora dovremmo fare lo stesso discorso per Scirea o Boniperti. Ci dovremmo chiedere allora quale sia il parametro di giudizio. Per me Paolo è stato un fratello e siamo rimasti in contatto fino a pochi giorni dalla sua morte. Lui sarà sempre dentro di me. Però penso che non ci sia bisogno di uno stadio per ricordarlo. Se poi dovessero farlo, ovviamente io sarei contento.
Insomma, sabato chi vedi favorita tra la Roma e il Verona? “Premetto che non ho un legame con una società in particolare. Vorrei che tutte avessero delle soddisfazioni. Ricordo con affetto tutte le tifoserie delle piazze in cui ho giocato. Posso dire che spero che vinca la squadra che merita. Se finisse 3 a 3 sarebbero tutti contenti e vedremmo novanta minuti di bel calcio. Sono due squadre importanti ma, se si guarda il momento, forse il Verona ha delle qualità in più: sta giocando meglio della Roma che, invece, è in costruzione. Però, attenzione: con Zaniolo in campo, è un’altra cosa. Che dire? In bocca al lupo a tutte e due”.
FONTE: Redazione Tuttoasroma – R. Molinari / M. Pennacchia