«Mou, roba grossa, un colpo da maestro». Ancelotti sembrava felicissimo martedì pomeriggio, quando l’ho chiamato pochi minuti dopo che l’uragano Mou aveva travolto Roma spazzando via amarezze e depressioni. Un peccato non poter trasferire sulla carta il tono della sua voce, le sue risate. «Ora gli scrivo che vengo a fargli da secondo… Non mettere niente oggi, mi raccomando, ci sentiamo nei prossimi giorni». Carlo le promesse le mantiene.
C’è anche chi pensa che sia bollito… «Sai cos’è bollito? Il cotechino nel carrello è bollito».
Immagino che la notizia abbia sorpreso anche te. Cosa potrà dare alla Roma? Ci hai pensato? «Non me l’aspettavo, nessuno se l’aspettava… Mou porterà entusiasmo, conoscenze, personalità. È un grande allenatore. Ho un bellissimo rapporto con lui, è un amico, e da tanti anni. Mi ha subito ringraziato per il messaggio che gli ho inviato, i complimenti, così ho aggiunto una cosuccia».
Un secondo messaggio… «Sono contento perché vai ad allenare una squadra alla quale tengo molto».
La tua Roma… «La mia Roma. I tifosi lo adoreranno».
Viene da stagioni poco positive… «Dipende sempre dalle aspettative che una società ha. Il Tottenham sperava di arrivare tra le prime quattro, non ci stava riuscendo e per questo ha cacciato Pochettino. Mourinho ha dovuto fare i conti con un sacco di infortuni. A Manchester non aveva fatto male, aveva vinto l’Europa League ed era entrato agevolmente in Champions… La Premier non è un campionato come gli altri, è molto competitivo, lo dimostra il fatto che due anni fa le finali europee le hanno giocate quattro inglesi e che quest’anno la storia ha rischiato di ripetersi. Si possono fare tanti discorsi per tentare di spiegare la loro superiorità sulle italiane, ad esempio – l’eccessivo tatticismo della serie A riduce l’itensità -, ma io la risolverei così: in Premier ci sono i giocatori e i tecnici migliori. La vera differenza risiede nella qualità. Che ha un prezzo. Anche in una stagione in cui i top club europei hanno sofferto parecchio economicamente, il City ha preso Ruben Dias, uno dei migliori difensori del mondo, Ferràn Torres, Aké. E il Chelsea ha speso 200 milioni per Werner, Havertz, Chilwell, Ziyech, il meglio in circolazione. Al contrario, Real e Barcellona non hanno potuto operare».
L’arrivo di Mourinho alla Roma può essere paragonato al tuo passaggio al Napoli? «Ci devo pensare».
In entrambi i casi il palmares del tecnico era ed è notevolmente più ricco di quello del club. Altra coincidenza, nient’affatto casuale: sia tu che lui avete fatto le cose di nascosto… «Allora sì, può essere. Alla fine conta la voglia che uno ha di allenare. Stare fermi a lungo non piace a nessuno, il desiderio è sempre quello di ritrovare il campo. Roma e Napoli, poi, sono piazze importanti. Come in ogni azienda che si rispetti, anche nel calcio il risultato finale deve essere rapportato alle aspettative iniziali. Ci sono squadre che hanno l’obbligo dello scudetto e altre che puntano a entrare tra le prime quattro, altre ancora si pongono un solo obiettivo: mantenere la categoria». (…)
FONTE: Il Corriere dello Sport – J. Zazzaroni