Ancora Josè Mourinho, l’ex allenatore della Roma continua a parlare della Roma e del suo esonero nel canale di Rio Ferdinand:
L’esonero dalla Roma? “La decisione è stata presa dai proprietari e l’ho rispettata senza discuterla. I tifosi sono sempre il cuore di un club, ma poi ci sono le proprietà e quando il proprietario decide una cosa devi rispettarla”.
Si tratta di uno dei tuoi addii più dolorosi? “Sì, è stato l’esonero che mi ha ferito maggiormente. Ho dato tutto, ho dato il cuore e anche opzioni non così intelligenti se si guardano sotto un punto di vista professionale. Ho rifiutato grandi offerte, la prima fu difficile da rifiutare perché arrivò dal Portogallo, poi dall’Arabia Saudita. Fu un’offerta enorme, di solito sono pragmatico nelle mie scelte e cerco di controllare le emozioni, ma in questa situazione ho deciso ascoltando le emozioni. Quindi quando sono stato mandato via dalla Roma mi ha fatto male. Ho la sensazione di aver portato tanta gioia ai tifosi, due finali consecutive non accadano spesso, specialmente in un club come la Roma. Quando camminavo per strada la gente mi urlava ‘Portaci a Dublino!’. Nella testa avevo in mente la terza finale europea consecutiva, ma bisogna rispettare la decisione del proprietario del club e io la sto rispettando”.
Ti sei sentito ricambiato dalla Roma? “Non voglio parlare della Roma oltre a ciò che ho detto, non voglio andare nei dettagli. Non è la prima volta che lascio un club, ma è la prima volta che sento una sensazione diversa. Dopo aver lasciato un club bisogna andare avanti e imparare da quell’esperienza. Non voglio parlare pubblicamente di quanto accaduto”.
Era sempre difficile giocare contro le sue squadre… “Lo è ancora. Tu (si è riferito a Ferdinand, ndr) hai giocato contro grandi squadre di livello simile al Manchester United, ma anche quando la mia squadra non è la migliore è sempre difficile giocare contro di me perché partiamo dall’idea che una squadra deve essere unita come una squadra. Quando è troppo facile per la squadra favorita battere la rivale mi chiedo sempre come sia possibile: una squadra, anche se è sfavorita, deve sempre rendere difficile la vita all’altra squadra attraverso un’organizzazione, un lavoro tattico e una mentalità forte. Per vincere titoli ci vogliono grandi giocatori, ma una squadra con un potenziale limitato deve essere considerata dagli avversari un team difficile contro cui giocare”.
Il tuo futuro? “Non lo so. Stavo pranzando con i miei amici e le persone che lavorano con me ed eravamo in ascensore. Stavo dicendo ai ragazzi che se potessi lavorare domani, lo farei. Non mi godo nessun giorno senza lavoro. Non capisco, mi dispiace ragazzi, ma non capisco le persone che parlano di tempo sabbatico. Il tempo sabbatico mi dà solo una cosa: la depressione. Voglio solo lavorare, ma devo essere paziente e aspettare l’offerta giusta”.
Hai ricevuto offerte? “Sì, ma non mi interessavano”.
Il tuo lavoro al Manchester United è terminato? Si è parlato di “lavoro ancora da svolgere e missione da compiere…” “Quelle parole non provenivano da me”.
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FONTE: football.com