Che qualità deve avere un portiere per giocare a Roma?
“Negli ultimi due anni la Roma ha avuto dei problemi tra i pali perché non è riuscita a trovare un portiere affidabile. Un portiere di spessore è quello che a fine anno ti porta 10/15 punti e non te ne fa perdere. Per giocare a Roma serve prima di tutto una grande personalità perché la maglia è importante e pesa molto. Il carisma è una dote innata ma fondamentale per un portiere”.
Qual è l’aspetto più complicato da allenare? “L’aspetto mentale è quello più difficile da allenare ma da preparatore ci si rende subito conto del profilo che si ha di fronte. Dobbiamo tornare ad investire nei settori giovanili, bisogna lavorare sull’intensità degli allenamenti e sull’interpretazione del ruolo. Il calcio sta cambiando e anche la figura del portiere deve evolversi, è fondamentale lavorare di più sulla tecnica specifica: serve più coraggio nelle uscite alte e in quelle in profondità. Ultimamente si sta un po’ esagerando nelle richieste al portiere di giocare con la squadra e spesso lo mettono in difficoltà”.
Un giudizio sui portieri italiani? “Penso che i portieri italiani siano ancora tra i migliori al mondo: Gollini ha fatto un ottimo campionato, nella seconda parte di stagione Cragno è migliorato molto. Donnarumma penso sia stato il migliore in assoluto per costanza di rendimento e ha ancora dei margini di crescita importanti”.
Un ricordo della tua esperienza alla Roma? “Sono stato fortunato ad aver giocato e vinto uno scudetto a Roma, sono capitato al momento giusto nel posto giusto. Quella squadra aveva dei giocatori stratosferici, facevamo la difesa a tre già nei primi anni ‘80 con Agostino che si abbassava tra i centrali. Un’esperienza che porterò sempre con me”.
FONTE: Centro Suono Sport