Qual è il primo pensiero in attesa della “sua” partita?
«Che vorrei giocarla… Che è sempre una grande sfida. E che la Juve è favorita perché, anche se non c’è il pubblico, il proprio stadio rappresenta un piccolo vantaggio. Mi aspetto una gara aperta, divertente: Juve e Roma giocano e lasciano giocare. D’altronde rispecchiano la filosofia di Pirlo e Fonseca».
A proposito di Pirlo: era già un allenatore in campo? «Era un professore. Adesso è diventato un allenatore e lo vedo sempre meglio nel nuovo ruolo. Le difficoltà iniziali erano legate al precampionato corto: pochi allenamenti e nessuna amichevole. E poi Andrea doveva calarsi in una realtà diversa. Ha avuto bisogno di un po’ di rodaggio, ma sta dimostrando di essere all’altezza. E non è facile perché alla Juve sei costretto a vincere sempre». (…)
E’ una Juve da Champions più che da campionato? «Finora le indicazioni sembrano queste, ma la Champions è sempre difficile perché basta un episodio a cambiare la storia. Spero proprio che questo sia l’anno giusto. In campionato la Juve è partita male, si è ripresa, ma non è più la favorita: il Milan sta facendo bene e l’Inter ha un ottimo organico e un tecnico che stimo molto».
Perché la Roma soffre negli scontri diretti? «Finora in quelle partite ha concesso troppo. Roma resta una piazza particolare: anche senza quel tifo meraviglioso di cui adesso si sente la mancanza, c’è la tendenza a esaltarsi e a deprimersi troppo. Spero che i problemi tra Fonseca e Dzeko vengano risolti. Comunque la Roma ha un bel gioco e un organico competitivo. Se non va in Champions, ha fallito».
Il ricordo più bello e più brutto con la Roma.
«Il più bello è la doppietta nel derby del 2010, quando ho purgato i laziali. Il più brutto… sono due: la sconfitta con la Sampdoria che ci ha fatto perdere lo scudetto nel 2010 e l’eliminazione in Champions contro l’Arsenal ai rigori nel 2009. Sbagliai il mio tiro e non dormii per tre notti». (…)
FONTE: La Gazzetta dello Sport