“Quando si vede una squadra in campo, quella squadra è espressione di ciò che fanno i giocatori, che è il riflesso di ciò che fa l’allenatore, di quello che fa il magazziniere… E’ il riflesso di tutto, perfino delle emozioni della gente. Nei momenti di gioia, in quelli tristi, le persone mostrano empatia. Quando crei questo senso di famiglia tra le mura del club, poi vai in campo e rifletti quello spirito. Quando ho incontrato la proprietà sono stato toccato per la prima volta da un sentimento molto simile, che non ho trovato spesso nel calcio. Questo non è il progetto dei Friedkin, nè quello di Mourinho. Questo è il progetto della Roma”
“So che tipo di allenatore sono, conosco la mia esperienza. Probabilmente un altro allenatore farebbe altre scelte, cercherebbe la via più facile per il successo. Io cerco più di creare qualcosa di speciale, sostenibile. Non solo per ora, ma anche per il futuro. Questo è il nostro progetto, ma c’è una cosa a cui non posso sottrarmi: la mia natura. La mia natura competitiva. Non posso scappare dal mio DNA. Ovviamente riesco sempre ad analizzare lucidamente le situazioni, ma nessuno può impedirmi di essere Josè, quel ragazzo che si è affacciato al calcio tanti anni fa. La mia natura è questa. Non possiamo nasconderci dietro al tempo di cui abbiamo bisogno, perchè ne abbiamo bisogno, ma non mi piace nascondermi dietro al tempo e dire ‘Ok, il mio contratto è di 3 anni, in 3 anni devo aiutare il club’, ma non voglio questo. Voglio più di questo. Voglio esserne parte. Voglio accelerare il processo e per questo dobbiamo essere una squadra. Ma non posso essere l’unico a provare quelle sensazioni nel mio corpo, con il mio cervello che inizia a bruciare quando si scende in campo. Ho bisogno che più persone la pensino come me. Voglio vincere il prima possibile, voglio accelerare il processo. Bisogna capire dove si è. Siamo in una città unica, abbiamo una storia unica. Una serie unica di princìpi e valori. Dobbiamo conoscerli e capirli beni”.
“Tutti dicono che Roma è pazza, che è incredibile. Io voglio quella pazzia e quella passione incredibile. In alcuni paesi la gente ama il calcio, in Italia, prima di amare il calcio, si ama la propria squadra. Ed è questo che mi attrae. La passione per il calcio ogni giorno. Penso che questo sia il loro rapporto con il calcio, ma anche con la vita. Devo capire il prima possibile quali giocatori sono pronti per questo, perchè non tutti lo sono. I giocatori devono avere questa mentalità: ‘Amo farlo e amo condividerlo’. Non bisogna accettarlo e basta, bisogna sentirlo come una necessità. E bisogna alzare l’asticella, perchè penso sia molto importante. Non mi piace vendere sogni che non possano essere realizzati. Non stiamo vendendo sogni. Penso di essere la persona giusta, ma penso anche che il modo in cui il club si sta strutturando lo rende la migliore società, la migliore organizzazione in cui potessi arrivare. E dalla prima conversazione che ho avuto con la proprietà ho capito che dovevamo farlo insieme, ma che la cosa più importante erano i tifosi”.
FONTE: asroma.com