Messi o Ronaldo?
“E’ difficile, per me Messi è il migliore della storia, poi ci sono Pelè e Maradona che però non ho visto giocare. Ma in una partita secca sceglierei sempre Ronaldo”.
Sei a Roma da un anno. Com’è andata? Bene come ti aspettavi o meno? “Nei primi mesi in cui ero qui ovviamente mi aspettavo andasse un po’ meglio, mi aspettavo di giocare di più, poi c’è stata la pandemia e si è fermato tutto. Alla ripresa nelle prime partite ho giocato poco, poi c’è stata la partita decisiva, la ricordo ancora oggi: era il 22 novembre, Roma-Parma all’Olimpico, la mia partita da titolare. Non sarò modesto, penso di aver giocato davvero bene, abbiamo vinto 3-0. Da quel momento è stato un crescendo. Se devo tirare le somme, dico che è stato un anno incredibile, venivo dalla seconda divisione spagnola. Qui a Roma molti mi dimostrano affetto e vicinanza”.
Probabilmente la tua maglia è la più venduta tra i bambini a Roma, come ci si sente?“Ne parlo spesso con i miei amici. È normale che. ti chiedano un autografo e una cosa, ma la cosa più emozionante è vedere qualcuno che spende soldi per compare una tua maglia, soprattutto per i bambini. Per questo ho postato quel video su Instagram, c’era un bambino che si emozionava per aver ricevuto la mia maglietta. È qualcosa che non ti aspetti”.
In generale, la tua opinione sui tifosi? “Qui è pazzesco, ti fermano dappertutto. Non ho mai detto no a un tifoso, a volte i giocatori non si fermano e questo mi dispiace. Per questo mi piace di essere vicino ai tifosi, per quanto sia possibile. Quando siamo arrivati a Roma la prima volta, in albergo mia madre mi disse che un giornalista l’aveva spinta per farmi una foto, era allibita (ride, ndr). Ho subito chiamato mio fratello maggiore e gli ho detto che gli sarebbe piaciuto essere lì in quel momento. C’erano tante telecamere che mi seguivano, giornalisti che mi seguivano per una foto, non ero abituato. Ora un po’ lo sono. I rappresentanti del club mi avevano chiesto di non parlare perché avrei dovuto fare la mia prima intervista con la Roma, loro mi chiedevano come stavo e io dovevo restare zitto… E’ stato incredibile, onestamente non me l’aspettavo”.
È stato difficile scegliere la Roma? “Non è stata una scelta facile, avevo anche altre offerte anche dalla Spagna, da club della Liga, ma la Roma mi ha voluto più di tutte. Mi ha convinto a venire qui, mi voleva fortemente. Fonseca mi ha chiamato per dirmi che gli piacevo e che mi avrebbe voluto qui. Qualcosa d’importante, perché se all’allenatore non piaci non giochi. Parlammo 10-15 minuti, è stata una bella conversazione, è stato sincero. Mi ha detto che mi aveva visto giocare e che secondo lui avevo le caratteristiche che alla Roma mancavano in quel momento e ha concluso dicendomi che avevo le carte in regola per diventare un calciatore importante nella Roma. In quest’anno si è visto che aveva ragione. E avevo ragione anch’io”.
La sua crescita?“A livello individuale penso di essere cresciuto. La partita con il Milan non dovrei considerarla, non ho giocata bene, è stata una giornata no ma capita, devi essere forte e accettare anche questo”.
Si giocano tante partite in questa stagione… “Non hai tempo per riposarti, magari domenica fai bene ma poi devi tornare in campo mercoledì. Mentalmente è più stressante, ora giochiamo spessissimo, ora si giocano 3 partite a settimana e le cose possono cambiare in fretta”.
Quando inizierà a segnare? “Per me non è tanto difficile segnare, quanto avere occasioni per farlo. Gioco quasi sempre a fianco di Veretout, è lui che va avanti per gli inserimenti. Io invece tengo più la posizione, per una questione di stabilità”.
I compagni di squadra che l’hanno aiutata di più ad inserirsi? Sembra che con Mancini ha sviluppato un bel rapporto? “Mi sta dicendo che parla troppo in campo? Possibile. Forse parla troppo per i miei gusti. E’ un grande giocatore ma parla davvero troppo, ogni momento partita. Non importa se con Pedro, Mkhitaryan, Dzeko… Lo fa con tutti. A volte non aiuta”.
FONTE: Table Talk – asroma.com