“Certo che ho visto l’esordio di Max con la Roma. Su uno smartphone, però l’ho visto. Anche se ero sul lago Maggiore, non potevo perdermelo. Allo stadio o in tv, ho assistito a tutte le sue partite”. Giuliano Cordioli, 68 anni, è il padre calcistico di Kumbulla.
È stato il suo primo allenatore al Cavalcaselle, 3500 anime, frazione di Castelnuovo del Garda. Marash aveva 7 anni. Non importa che Kumbulla ora di anni ne abbia 20, che abbia già disputato una stagione in Serie A con il Verona, che vesta la maglia giallorossa e che abbia esordito con la nazionale albanese: Cordioli lo chiama ancora “il mio ragazzino”.
Le è piaciuta la prima gara di Kumbulla in giallorosso? “Sì. È partito un po’ contratto, ma ha giocato con grinta. Si è notato anche con quel fallo che gli è costato il cartellino giallo. Aveva lo spirito giusto. È un ragazzo eccezionale. A Roma ve ne accorgerete presto”.
Cosa le piace di più del suo carattere? “Max è il figlio che tutti vorrebbero avere. È sempre contento, non ti dà mai problemi. I due anni che l’ho allenato da bambino sono stati meravigliosi. Potevo metterlo in qualsiasi ruolo e lui non fiatava. Si è costruito da solo la sua carriera: diceva sempre che da grande avrebbe fatto il calciatore ed è arrivato dove voleva. È una persona calma, che ragiona sempre e non dice una parola in più del dovuto. Penso che la Roma abbia fatto un affare prima di tutto per l’uomo-Kumbulla“.
Cosa ricorda di quegli anni? “Kumbulla abitava di fronte all’impianto sportivo. Era sempre in campo. Arrivava un’ora prima dell’allenamento. Si portava il pallone anche a letto. È cresciuto in una famiglia di grandi lavoratori. Il padre è emigrato dall’Albania: ha iniziato come muratore, poi ha messo su un’impresa tutta sua. È gente semplice. Persone in gamba”.
Secondo lei, quanto ha influito per la crescita di Max l’esempio del padre?
“È stato determinante. Conosco bene il papà, è una persona umile e disponibile. Ha trasmesso questi valori al figlio”.
Vi siete già visti a Roma? “Non ancora. Mi piacerebbe venire a trovare il mio ragazzino, adesso che gioca per la Roma. Sono stato felice del suo trasferimento in giallorosso, perché ero sicuro che nella Roma, a differenza di altri grandi club accostati al suo nome, avrebbe giocato. Anche per via del suo fisico, Kumbulla ha infatti bisogno di essere sempre attivo. Persino quando era in vacanza, un paio di volte l’ho trovato dalle parti del fiume Mincio: si allenava da solo. Il pallone è la sua passione”.
FONTE: asroma.com