Con quale formula sei al Valencia?
“Ora ci sono i prestiti, la squadra che ti compra ha un prezzo fissato per comprarti, però la squadra appartenente, cioè la Roma, ha il controriscatto, oppure può darti in prestito con obbligo di riscatto. Funziona così oggi, io adesso sono in prestito secco fino al 30 giugno”.
Differenze tra Serie A e Liga? “Il calcio l’ho vissuto poco, ho fatto 3-4 partite e sembra leggermente più aperto come calcio, è meno tattico. Io ho vissuto in una tifoseria dove il calcio è parte integrante, quindi la passione che c’è a Roma per la Roma c’è a Buenos Aires con il Boca Juniors. A Valencia c’è più libertà, a Roma c’era la scorta per andare in giro, qua è un’altra cosa”.
Il rapporto con Totti e De Rossi? Ti sentivi di dare qualcosa in più per la maglia? “A noi bastava uno sguardo, bastava poco per far capire agli altri quanto per noi contasse quella maglia, una partita, noi eravamo posseduti. Questa cosa succedeva ogni domenica, è un orgoglio difendere la maglia della propria città, hai gli occhi puntati addosso, hai una bella responsabilità. Un giocatore romano per i tifosi romani è un qualcosa di unico, ho un rapporto unico con entrambi, ci sentiamo spessissimo con Daniele e Francesco. Mi hanno scritto e chiamato sempre, ho chiesto consiglio anche a loro ovviamente, non è stato un bel periodo. Con Francesco ho un rapporto eccezionale, ho un rapporto fantastico con Daniele e sarò legato a loro per tutta la vita, mi sono formato come giocatore e uomo grazie a loro, mi hanno insegnato una strada importante, essere romani e romanisti è una cosa fantastica. Io sono arrivato a Roma e mi hanno insegnato la Roma, sarò grato a loro per tutta la vita”.
Differenze tra Roma e Valencia nei Centri Sportivi? “A Roma c’erano dei campi che secondo me non erano adeguati, ora stanno facendo dei lavori e stanno migliorando. A Valencia, invece, tutto bene”.
Qual è la tua giornata tipo? “Io inizio alle 8 di mattina e finisco alle 11 di sera. Ho due bambine che non mi danno pace (ride, ndr) e meno male, quando dormono poi mi alleno. Ho avuto la varicella prima che succedesse tutto questo e il Valencia mi ha messo a disposizione una bike e per fortuna mi è rimasta in casa durante la quarantena, mi sono allenato tantissimo e poi alla fine me la sono comprata una bike. In futuro, infatti, potrebbe interessarmi perché la bike non mi mette tanta pressione sul ginocchio, ci si può lavorare anche a livello cardio e non mi sollecita il ginocchio. In Spagna hanno aperto le fasce orarie per andare a correre, ieri sono andato a correre dopo 40 giorni e non mi muovevo perché ho fatto 45 giorni di bici, è stata una sorta di esperienza nuova e oggi sto a pezzi”.
La situazione a Valencia? “L’ho detto spesso nei giorni scorsi: sto cercando di capire se in Italia sono troppo prudenti o in Spagna sono troppo andanti. Per dirti, oggi a Valencia sono aperti i parruccheri, in Italia aprono il 1° giugno. Probabilmente stanno cercando di copiare il modello-Germania, loro sono avanti rispetto agli altri e in Spagna la prossima settimana apriranno ristoranti, bar e cinema con tutte le precauzioni del caso. Calcisticamente parlando siamo molto simili”.
Come funzionano gli allenamenti? Hanno ripreso? “Faremo dei test e ci alleneremo prima individualmente e poi insieme al gruppo. Se i contagi saranno diminuiti, credo che si proverà a ricominciare il campionato a porte chiuse, forse nel nuovo anno secondo me si tornerà a giocare con il pubblico”.
Sei stato davvero vicino all’Inter? “Ho rifiutato l’Inter quando ho rinnovato con la Roma, c’era un’offerta importante da parte loro ma ho seguito il cuore e ho scelto la Roma”.
Il gol al Barcellona? “Ieri mi hanno fatto notare che hanno fatto una sorta di equazione su quel gol, devo rivedere bene questa cosa, hanno fatto questa equazione. Ti dico tutta la scena: ho rubato palla, sono andato in avanti e ho visto Edin che faceva un taglio. I due difensori lo hanno seguito, quindi non potevo dargliela e ho visto ter Stegen che stava molto fuori, quindi ci ho provato. La traiettoria era quella, nella mia testa mentre la palla andava vedevo che andava precisa sul palo. Calcola io mi rendevo conto che la palla stava entrando vedendo la corsa del portiere, lo vedevo che non era tranquillo, aveva cominciato a correre, poi la palla ha preso il palo ed è entrata. Questa cosa non me la scorderò mai”.
Fonseca? “Il mister è stata una persona importante per me, è stato uno dei pochi allenatori molto veri, ti dice quello che pensa. Con me è stato chiarissimo, abbiamo provato insieme a fare un percorso, mi ha detto quello che pensava e abbiamo deciso quella che è la mia storia. Quando tornerò a giugno, ci parleremo nuovamente e decideremo”.
I tuoi profili social? “Li gestisco io con Max. All’inizio ero molto più attivo nel leggere i commenti, all’inizio vedevo tutte le tv, sentivo tutte le radio di Roma, leggevo anche la virgola. Successivamente ho rinunciato, qua parliamo di cose serie, un bambino di 12-13 anni che ti augura la morte, ma che problemi ci sono dietro? Dimmi che problemi hai e ti aiuto! Se uno capisce questo, è tutto più libero. All’inizio quando sei giovane fatichi a capire questa cosa e ci rimani male. Max mi ha sempre spinto a fare determinate cose, io sono anche molto riservato, sono molto schivo su tante cose e appaio antipatico, invece io cerco di vivermi la vita ed essere molto umile, a volte questa cosa viene passata come arroganza. Cercherò di essere più umile e far capire che non sono arrogante”.
Il tuo rapporto con il sociale? “Io faccio tante iniziative e una parte di esse è destinata a Telethon. Quando ero a Roma ho visitato il centro di Telethon, ci volevo andare con mia moglie, c’è tanto lavoro dietro, ho conosciuto tante famiglie. Parlo spesso con il papà di un ragazzo di Telethon che è Daniele, penso che fare del bene faccia stare bene. Se io devo fare una donazione, non lo vado a dire, è una cosa mia. Dico una cosa forte, quando faccio una donazione è come se andassi a portare i fiori al cimitero a mio nonno, non è che lo vado a dire a mia madre, io faccio quello che mi sento”.
Qual è stato il boato più forte che hai sentito in vita tua? “Alla fine di Roma-Barcellona 3-0”.
Com’è giocare contro calciatori come Messi e Ronaldo? “La prima volta che ci giochi è molto diverso. La prima volta li guardi con sospetto, come se venissero da un altro pianeta. Quando ci giochi poi capisci che possono sbagliare anche loro, ma hanno qualità superiori alla media o per merito loro o per merito di Dio. Secondo me Ronaldo ha lavorato moltissimo, Messi ha avuto un dono. Io li paragono a Federer, che ha il dono della racchetta, e a Nadal che ci è arrivato con il lavoro, sono un altro livello rispetto agli altri e ci sono arrivati in maniera diversa”.
E Totti? “Totti è un campione e non ci sono altre parole. Messi fa un altro sport, Maradona faceva un altro sport. Ho sempre detto che Totti ha quattro occhi, sapeva già cosa succedeva alle sue spalle, alle volte sbagliava la giocata perché ne calcolava una successiva, se la capivi tu stavi in porta, lui già sapeva cosa sarebbe accaduto. Lui stava due passaggi avanti…”.
Come nasce la tua passione con gli eSport? Quanto sei forte a Call of Duty? “A Call of Duty sono un 6, mi ci diverto tanto, sono tanto per la squadra. Ho la mia competitività e voglio sempre vincere. Sugli sport ti rispondo che la passione nasce su ciò su cui puoi investire. Io sono entrato dentro, adesso sto cercando di chiedere di parlare di Twitch, come funziona, come sono i proventi. Adesso quando guardo il film vedo pure quanto ci si ferma su una bibita per esempio, voglio capire quanti soldi ci ha investito lo sponsor. Il mio cervello è andato in tilt quando ho visto una finale di un gioco, 650.000 persone collegate”.
Rapporto con i tifosi della Roma? “Quando un giocatore romano va via lo sentono. All’addio di Totti c’era quello striscione “Speravo de morì prima” che mi è rimasto dentro al cuore, sei un genio. Ti accorgi di quanto sei stato importante per la piazza quando finisci la carriera. Sei un genio “Speravo de mori prima” (si rivolge cosi all’autore dello striscione non sapendo il suo nome, ndr)”.
Come sei a livello imprenditoriale? “Io sono riservato e mi faccio gli affari miei, difficile che vada oltre, sto imparando adesso. Per dirti ho fatto 3 dirette in 4 giorni, non ne ho fatta nemmeno una in 8 anni, ero frenato anche un po’ dall’ambiente. Succede a Roma come può succedere da un’altra parte: se io gioco domenica e perdo facendo una brutta partita, il lunedì non posso mettere una foto che sto al parco con mia figlia, perché non si possono leggere i commenti. Tutto questo lo eviti e questo può succedere in tante piazze calde. Per esempio, qui a Valencia, finita la partita non succede nulla, è finita la partita, è come se vai a teatro e questo non so se sia una cosa della Spagna, la passione che c’è a Roma la trovo in poche parti nel mondo, la gente di aspetta fuori da Trigoria per 5-6 ore per fare una foto con te. Una volta ho litigato con un papà e con un mamma, penso fosse tipo agosto ed era ora di pranzo. Il loro bambino c’aveva avuto penso un mese, mi sono preoccupato per il bambino e il padre mi ha risposto che era lì per tramandare qualcosa al bambino. Dentro di me mi preoccupavo con quel caldo per il bambino. Io mi vedevo spesso con Kolarov, è successo che un bambino di 4 anni si è avvicinato e mi ha chiesto una foto, poi il bambino ha chiesto al padre chi ero, è stata una cosa fantastica”.
Quali sono i tuoi obiettivi calcistici? “I prossimi due anni saranno fondamentali per la mia carriera, io entro in un’età dove psicologicamente, mentalmente e fisicamente sarò al top, poi ci saranno Europei e Mondiali in due anni e dovrò farmi trovare pronto. Io voglio giocare il più possibile, una volta finito il prestito tornerò alla Roma ma non so quando si tornerà a giocare, quindi non so nemmeno quale sarà il mio futuro, ma ci saranno questi due appuntamenti fondamentali e vedremo cosa accadrà”.
I selfie non si possono fare con i tifosi ora? “Ieri ne ho fatto uno a distanza con la mascherina (ride, ndr). Una cosa bruttissima è stata andare a correre con la mascherina. Posso sbilanciarmi su una cosa? Se ora stessi a Roma, con tutte le precauzioni, mi beccherei un abbraccio, una pacca sulla spalla lo stesso”.
Qualche aneddoto di spogliatoio? (Ci pensa per un po, ndr) “Totti aveva uno studio dentro Trigoria, c’è una foto sua di un suo gol dopo una partita contro il Livorno. Dietro il campo ci sono i tabelloni, lui stava dietro e poi c’ero io che facevo il raccattapalle e lo guardavo come se fosse Babbo Natale. Dopo sei anni sono andato a giocare con lui ed è una cosa che non si può raccontare, ho giocato con dei campioni che vedevo solo nelle figurine”.
FONTE: Facebook Marco Monty Montemagno