È d’accordo con la possibile ripartenza del campionato?
“Questa è una crisi micidiale che ha colpito tutti, ha portato tanto dolore. Credo che, come in tutte le situazioni drammatiche, ci sia una reazione. Se non ci riprendiamo la vita, ricadiamo in poco tempo. Bisogna provare a ripartire, rilanciare le proprie attività, mettersi in discussione anche rischiando qualcosa. Il calcio, che è una grande impresa, non può sottrarsi. Abbiamo lasciato un campionato combattuto, incerto, un campionato che riservava colpi di scena, penso sia legittimo che un’impresa pensi alla propria sopravvivenza. È chiaro che il calcio sia uno sport collettivo e servono delle precauzioni, se non ripartisse penso sarà molto peggio. Un calcio senza tifosi non è la stessa cosa, ma oggi possiamo permetterci solo questo. In Francia hanno bloccato tutto ma la decisione non è stata accettata da tutti”.
Il presidente del CONI Giovanni Malagò ha detto che si sono fermati tutti gli sport tranne il calcio… “Il calcio penso sia l’unico sport di squadra che può realmente ripartire, dal calcio si devono gettare le basi per far ripartire tutti gli sport. Tutte le cose di cui stiamo parlando sono straordinarie in relazione a un fatto d’emergenza. Secondo me, rinunciare ad esempio al calcio significherebbe appiattirsi, far vincere il virus. Ci sono illustri scienziati che ci dicono di fare attenzione, se il Governo ha riaperto le attività lo ha fatto con cognizione di causa. Il calcio è un’impresa che ha tanti lavoratori”.
Che tipo di mercato dobbiamo aspettarci? “Già che il calcio riparte si genera un movimento, si creano classifiche reali che determinato le necessità dei club. Bisogna vedere quanti campionati riprenderanno effettivamente, giocare crea i presupposti per rinforzarsi. È ovvio che la contrazione economica sia stata potentissima, quindi ci sarà una certa attenzione nella spesa, penso si faranno scambi, ci saranno meno investimenti e più situazioni adatte per l’immediato”.
Quanto è difficile lavorare a Roma? “Ogni ambiente calcistico ha le proprie problematiche. La Roma ha un aspetto particolare, è molto seguita, ha una partecipazione importante e ognuno ha il suo modo di vedere le cose. La Roma ha vinto uno scudetto con Viola grazie alla sua grande figura che isolava tutto l’esterno, manteneva questa sorta di cortina su Trigoria, la squadra poteva dedicarsi esclusivamente al campo senza pressioni esterne. Un altro scudetto è stato vinto con Sensi che aveva come tecnico un certo Capello, capace anche lui di isolare la squadra e proteggerla dall’esterno. La passionalità porta a essere eccessivi nel festeggiare alcuni exploit o a protestare maggiormente in alcune occasioni”.
FONTE: Centro Suono Sport