“Non ho mai avuto la mentalità per essere il numero uno. Gioco a calcio come l’ho sempre fatto quando ero bambino, pensando a divertirmi”.
Ti hanno mai chiesto uno sforzo extra? “Sì, mi hanno chiesto di aiutare di più in fase difensiva, ho sempre cercato di migliorare i miei punti di forza per nascondere i miei difetti. Credo di averlo fatto bene”.
Ti è capitato di litigare con qualcuno per questo? “No, tanto meno con i compagni o i tecnici. Ci sono 11 giocatori in campo, ciascuno ha il suo ruolo e aiuta per quello che può. Io agli altri non chiedo niente in fase offensiva, solo che mi diano la palla”.
Come è Totti? “A Roma è unico, è quello che è Maradona per il resto del mondo. Ha fatto cose incredibili, occupa un posto speciale e non mi piacerebbe essere paragonato a lui perché non mi sento alla sua altezza”.
L’esperienza al PSG… “Sono cresciuto molto. Ho giocato con alcuni idoli, con punti di riferimento a livello mondiale, è stato bello poter dividere lo spogliatoio con tanti giocatori di questo livello e aver giocato per sette anni in un club così. Sono stato il primo ad arrivare con la nuova proprietà nel 2011 e ho visto quanto è cresciuto. Ci sono stati tanti cambiamenti, sempre all’insegna del miglioramento”.
Come mai fatica a livello europeo? “Nel campionato francese, negli ultimi anni, è sempre stato molto superiore a tutte le altre squadre. Molte volte le partite sono già finite all’intervallo e il ritmo si abbassa nel resto dei 90 minuti. È questo che manca nelle partite di Champions, dove non puoi fermarti un secondo a dormire. Capita perché in Francia giochi contro squadre che richiedono uno sforzo limitato”.
Cosa pensi di Neymar? È a livello di CR7 e Messi? “Vuole essere il numero uno e ne ha le possibilità, si allena molto. Può vincere qualsiasi partita da solo, se sta bene. Avrebbe potuto dare molto di più di quello che ha fatto. Ognuno deve trovarsi nel momento giusto in una squadra che ti può aiutare a fare il salto di qualità, che non è facile: stiamo parlando di arrivare al livello di Messi e Cristiano. Però le potenzialità le ha”.
E tu avresti potuto fare di più? “Sì, penso di sì, lo dicono in molti. Quando sono andato a Parigi venivo da un anno molto positivo al Palermo, ero un leader dentro il campo. Quando sono arrivati giocatori come Ibra, che si è preso tante responsabilità all’interno del gruppo ed era la stessa, non ho messo di giocare però ho smesso di giocare da stella. Ho sempre avuto l’idea di voler vivere, però non ho mai pensato di essere il migliore al mondo”.
FONTE. Tyc Sports