Come stai passando la quarantena?
“Sto a casa con la famiglia e sto approfittando di questo, durante la stagione sei sempre in viaggio e non puoi goderti appieno la famiglia, cerco di guardare tutto questo con positività. Stiamo tutti bene, stiamo tutti con i bambini e passiamo la giornata con loro in maniera serena”.
Come ti senti? “Mi sento bene, è normale che allenarsi a casa non è la stessa cosa di allenarsi in campo. Sto facendo tanti esercizi per essere il più pronto possibile al momento del rientro con la squadra. La società ha messo a disposizione tutti i materiali di cui abbiamo bisogno, ho contatti con i preparatori ogni giorno, mi sono vicini, ognuno di noi fa un lavoro personalizzato”.
Cosa ti manca di più? “Mi manca tantissimo il pallone, gli spogliatoi, stare con i ragazzi. Si crea quasi una famiglia, passiamo tanto tempo insieme e tutto questo ci manca, certamente giocare a pallone ci manca tantissimo, penso che posso parlare a nome di tutti i calciatori, sono due mesi che non tocchiamo il pallone, nemmeno in vacanza rimaniamo così tanto tempo senza pallone”.
Ti senti con i compagni nelle chat di What’s App? “Per fortuna è un gruppo molto unito dove tutti parlano, abbiamo più gruppi dove ci sono anche i preparatori, già dalla mattina scriviamo e cerchiamo di essere vicino”.
C’è anche il mister in uno di questi gruppi? “Sì ma in quello scherziamo di meno (ride, ndr)”.
Ti sembra un po’ strano la divisione sugli allenamenti individuali o di gruppo? “Sì, è un po’ assurdo sinceramente. Tutti sappiamo che a Trigoria hanno fatto i lavori per garantire la nostra sicurezza e di quelli che devono andare ad allenarsi lì. Possiamo uscire al parco, ma non abbiamo bisogno di quello o di una strada, ma di un campo buono, adatto alle nostre condizioni. Perché possono gli sport individuali e noi non possiamo? Rispettiamo le regole come abbiamo fatto fino ad adesso. È un po’ assurdo perché possiamo dividerci i tempi nella giornata per allenarci singolarmente nel centro sportivo e farlo in sicurezza. La Roma è stata chiara: la salute prima di tutto. Ci hanno messo in condizione di farlo. È brutto che dobbiamo aspettare due settimane per allenarci bene”.
Giocare d’estate è un problema? “No, tutti speriamo che il campionato possa riprendere il prima possibile, nel calcio non contano solo calciatori e allenatori, ci sono tanti lavoratori che hanno bisogno di lavorare. Penso che con 3 settimane di allenamento si possa tornare in campo, anche perché comunque qualcosa stiamo facendo da casa”.
Quanta differenza c’è tra lavoro da casa e campo? “Tanto, non possiamo correre per esempio ma fare cyclette. Penso però che con un buon lavoro fisico e 2-3 settimane di allenamento possiamo giocare, noi siamo calciatori professionisti”.
Il taglio degli stipendi? “Abbiamo deciso di rinunciare a parte del nostro stipendio sin da subito, ci rendiamo conto del lavoro che c’è dietro da parte di tutto, è stata una volontà reciproca”.
FONTE: Roma TV