Come stai passando questa quarantena?
“Ancora non sono mai uscito di casa. Non ce la faccio più, sto impazzendo. Speriamo che finisce prima possibile perchè non se ne può più. Questa cosa ormai è diventata virale. Speriamo che dal 4 maggio si possa tornare a vivere un po’ meglio”.
Ci racconti questo tuo nuovo percorso lavorativo? “Diciamo che il mio nuovo percorso si basa sul cercare nuovi talenti. A me il nome procuratore non mi piace e non voglio farlo. Vorrei trovare un altro Totti, un altro Cannavaro. Spero di trovarne tanti ma non sarà facile. Sto cercando in tutto il mondo, mi informo. Spero che questo nuovo ruolo mi porti questi risultati”.
Quanto ti ci vuole per vedere il talento? “L’occhio ce l’ho, ma non voglio fare il presuntuoso. Mi basterebbe veramente poco. Io guardo la posizione del corpo, lo stop, come calcia con entrambi i piedi, il posizionamento”.
Il giocatore che secondo te ha fatto la differenza negli anni d’oro del calcio italiano? “Il calcio di prima era molto più bello di quello attuale. C’era più tecnica e si respirava un odore diverso. Andavi allo stadio perché sapevi che poteva succedere qualcosa di bello. Ti parlo dal ’93 al 2017, c’erano tantissimi ottimi giocatori. Anche squadre come il Brescia e il Bologna avevano giocatori impressionanti. Faccio l’esempio di Baggio”.
Secondo te è cambiato per una questione economica? “Sicuramente. In Italia non si riesce a spendere come in Spagna o in Inghilterra dove ci sono più possibilità per comprare giocatori top. Per vincere servono giocatori top”.
Quanto erano importanti i gradoni di Zeman? “Lui sotto quel punto di vista era il top. Ti faceva fare una preparazione diversa da tutti gli altri allenatori. Ce ne sono pochissimi che ti fanno fare preparazioni mirate. Lui iniziava dalla base ma pesante. Finivi l’allenamento ed eri cotto. Tutte le dicerie su di lui, che ti faceva stare a dieta, sono cavolate”.
Tu punterai di più sui giovani? “Si perchè mi piace farli crescere come vorrei io. Poi ho sbagliato anche io certe volte ma so come gestire un giovane. So cosa gli posso insegnare. Sembrano cavolate ma sono cose importanti”.
I tifosi del Napoli ti hanno riservato una bella accoglienza nell’ultima partita al San Paolo? “Diciamo che quando giocavo, che ero il capitano della Roma, i tifosi del Napoli non mi accoglievano nel migliore dei modi come è giusto che sia. Tante cose che sono successe non le sappiamo. Sarebbe una cosa bellissima tornare al gemellaggio con il Napoli. Il calcio deve essere divertimento. L’ultima partita che ho fatto a Napoli mi hanno applaudito tutti, sono rimasto sbalordito perchè non me lo sarei mai aspettato. Li ringrazierò per sempre. Soprattutto quando sono tornato da dirigente della Roma, appena sono entrato mi hanno applaudito tutti”.
Quanto ti è costato dare l’addio al calcio quando tu non volevi smettere? “Io lo ribadisco, non volevo smettere perché mi sentivo ancora bene, sia fisicamente che mentalmente. Non sono il tipo che va dalla società e dice ‘devo giocare’, era sempre il rettangolo di gioco che parlava. Dicevano che io non volevo i giocatori e gli allenatori forti, tutte ca***te, io ho sempre voluto gli allenatori più forti e i giocatori più forti. A Roma purtroppo le possibilità economiche non erano quelle delle altre società, lo sanno tutti. Non volevo smettere e mi hanno fatto smettere, quello è vero. Mi sentivo bene, anche se giocavo poco facevo parte del gruppo. Io ho voluto indossare un’unica maglia per rispetto dei tifosi, indossarne un’altra per un anno o due non mi cambiava niente. Quello che ho fatto io in 25 anni è difficile ripeterlo. De Rossi ha fatto una scelta ed è giustissima, lui ha voluto continuare poi dopo 6 mesi ha smesso. Anche la mia decisione è rispettabilissima”.
Come è stato rifiutare il Real Madrid? “C’è stato un momento in cui stavo prendendo la decisione di andare. Mancava un tassello. Era l’unica squadra con cui avrei cambiato. L’amore della gente, gli amici, la famiglia, mi hanno fatto riflettere. Il trofeo più grande è di avere indossato solo la maglia della Roma. Dentro di me ho vinto tutto quello che c’era da vincere. Nessuno mi potrà togliere questa cosa”.
Balotelli? “Con Balotelli ho sbagliato io non lui. Mi ci ha portato piano piano. Abbiamo fatto pace”.
La ripresa dei campionati? “Ora si deve pensare più alla salute che al pallone per rispetto delle persone che non ci sono più. È una cosa che non ha senso vietare lo spogliatoio se poi in partita devono fare i contrasti. Ci saranno persone che decideranno questa cosa e noi aspetteremo il loro responso. Alcune società vogliono continuare. Se ti impongono di fare una cosa non è che il calciatore può rifiutare”.
FONTE: Instagram Salvatore Esposito