L’ex difensore di Inter, Napoli e Bologna e della Nazionale (32 presenze) era stato ricoverato in ospedale il 4 novembre scorso perché positivo al Coronavirus. Le sue condizioni si sono aggravate fino a richiedere l’intervento d’urgenza per complicanze. A raccontare la sua drammatica storia è stato lo stesso Bellugi, 70 anni, nel corso di una video-chiamata con il giornalista Luca Serafini, sul sito altropensiero.net.
La voce roca e la parlantina decisa sono quelle di sempre. Persino l’espressione serena e quel suo sorriso come in attesa del tuo. Soltanto un po’ di fatica dopo pochi minuti, così dobbiamo salutarci e chiudere la videochiamata.
Mauro Bellugi e la sua filosofia, ironica e plasmata con milioni di aneddoti della sua vita, non sono cambiati nemmeno nel momento della debolezza e dello sconforto. Il sarcasmo e il suo spirito, nonostante la passione sfrenata per l’Inter, lo hanno sempre mantenuto un uomo libero e un critico obiettivo: ha smesso di giocare a calcio presto a causa di problemi continui alle gambe, alle ginocchia, ma altrettanto presto ha iniziato a scrivere sui giornali e apparire in tv come opinionista già all’inizio degli anni Ottanta. Arguto, spietato, toscano nella natura e nell’inflessione appena accennata.
È arrabbiato con il chirurgo (“Mi ha tolto anche la gamba con cui feci gol al Borussia Monchengladbach”), ma sua moglie Lory mi ha detto che già pochi giorni dopo l’intervento navigava su internet cercando le protesi cui dovrà ricorrere. Infatti nella videochiamata mi ha detto: «Prenderò quelle di Pistorius, così nei corridoi degli studi televisivi ti sorpasserò».
Mauro è entrato in ospedale lo scorso 4 novembre positivo al Covid, col passare delle settimane la situazione si era aggravata e le sue gambe sofferenti da sempre adesso non ci sono più. Hanno dovuto portargliele vie con un intervento. E’ dura, confessa, ma reagisce. Uno che con le maglie di Inter, Napoli e Bologna ma soprattutto con quella della Nazionale, ha fermato tutti i più grandi attaccanti degli anni Sessanta e Settanta, non è abituato ad arrendersi, ma a lottare anche quando l’impresa sembra impossibile.
Forza Mauro, rialzati. Riprenderemo a camminare insieme per andare infine a sederci a un tavolo, in uno studio tv o in un ristorante, per continuare ad ascoltarti. Per continuare ad averti vicino, nella tua vita normale. E sarai il primo a scherzarci su, come in questi giorni, facendo forza agli altri e non viceversa come ci saremmo aspettati. Le tue gambe continuano a correre nella tua mente veloce e nelle tue battute in tackle, come una volta. Come sempre.
FONTE: altropensiero.net / L. Serafini