Confermata dalla Cassazione la condanna per comportamento antisportivo nei confronti di un tifoso juventino per aver dato uno schiaffo sulla testa a due preparatori atletici della Roma durante il big match dell’Allianz Stadium tra i bianconeri e i giallorossi e conclusosi con la vittoria della Juventus.
Il match risale al 5 ottobre del 2014. Individuato dalle telecamere, il tifoso quattro giorni dopo si era visto sospendere dalla Juve l’abbonamento che aveva acquistato per assistere alle partite casalinghe della “Signora”, allora come oggi affidata all’esperienza di mister Allegri.
Senza successo il supporter bianconero si è rivolto al giudice di pace di Torino sostenendo di avere diritto alla restituzione dei soldi spesi per l’abbonamento. Era stato invece condannato, non solo a non ricevere un rimborso, ma anche a risarcire la Juve con 2.500 euro in considerazione del fatto che la padrona di casa era stata multata per 30mila euro per le intemperanze della sua tifoseria.
Dopo un vano ricorso al Tribunale di Torino, che nel 2018 ha confermato il primo grado, ora il tifoso esagitato si è rivolto alla Cassazione. Ma l’esito non è cambiato, e la Juventus legittimamente non ha restituito il costo dell’abbonamento ritenendo che non coprisse il danno subito, dal momento che il supporter violento aveva disatteso il dovere «di non compiere azioni tese a denigrare, offendere o contestare in maniera plateale persone, autorità e istituzioni pubbliche o private».
In sostanza, con la sua condotta illecita, lo schiaffo sulla testa di Guido Nanni, preparatore dei portieri della Roma, e su quella di Vito Scala, preparatore di Francesco Totti l’ultrà «aveva esposto la società Juventus ad una ammenda di 30mila euro, legata da un “nesso causale” rispetto al suo comportamento».
Siccome il costo dell’abbonamento non è stato ritenuto all’altezza del danno, i giudici di merito hanno inflitto al supporter anche la condanna a risarcire la Juve con 2.500 euro. Deve inoltre pagare alla società bianconera 3.100 euro di spese legali, come gli ha addebitato la Suprema Corte.
Solo l’intervento della Digos che assicurò che il colpevole fosse individuato, evitò che il team della Roma si lanciasse al suo inseguimento.
FONTE: Calcio&Finanza