“Sono tornato a casa di mio padre a Noisy-le-Grand. Come ogni calciatore, ho un po ‘di problemi a vivere in questo isolamento. Mi manca molto il calcio! Voglio costantemente toccare la palla. Mi mantengo seguendo un programma consegnato dal mio club. Mi alleno e passo le mie giornate guardando la televisione, navigando sui social network, ma anche giocando con i miei fratelli e sorelle che non ho visto spesso negli ultimi anni”.
Perché hai lasciato il Psg? “Ho lasciato il club perché sentivo che sarei potuto crescere altrove. Quando uno gioca al Psg riceve regolarmente proposte di altri club. Il progetto di carriera che mi ha offerto la Roma mi ha completamente sedotto. Il Psg voleva tenermi, ma c’era molta meno certezza di unirmi alla prima squadra. Comunque, la mia testa era da un’altra parte. La mia scelta è stata quella di unirmi alla Roma, dove mi aspettava un progetto ottimale per facilitare i miei progressi. Non denigro il Psg che è un club molto grande con molti talenti, ma sfortunatamente non può promettere di mantenere tutti”.
Cosa ti ha convinto a firmare con la Roma? “Sono consapevole che questa è una scommessa rischiosa, perché la Roma è un grande club con giocatori giovani molto bravi. Ma il presidente del club e il direttore sportivo mi hanno mostrato un grande interesse. Vogliono davvero scommettere su di me per farmi crescere al massimo livello. Ad oggi, questa linea non è cambiata. Sono contento della mia scelta e sono molto fiducioso per il futuro”.
Ti stai integrando bene a Roma? “Alla Roma ci sono diversi francofoni, che hanno facilitato molto la mia integrazione visto che non parlavo italiano. Appena arrivato, ho sentito una grande attenzione intorno a me perché venivo dal Psg. Sono rimasto scioccato anche perché il club mi ha fatto entrare dalla porta principale. Ero molto lusingato e un po’ imbarazzato considerando quanto sono timido. Il direttore sportivo non voleva che parlassi in una conferenza stampa, e tanto meglio, perché non avrei voluto. La stampa ha scritto molti articoli su di me, i media hanno parlato del mio arrivo. Improvvisamente, i tifosi si sono davvero interessati a me e sento che gli occhi della gente sono su di me, soprattutto da quando mi sono unito al gruppo della prima squadra. Vivo ancora nel centro sportivo, ma la prossima settimana avrò il mio appartamento. Ovviamente, mi trasferirò dopo il mio rientro. Ho un amico allenatore che sarà al mio fianco per gestire in particolare la mia alimentazione”.
Che differenze ci sono tra il Psg e la Roma? “A Roma, tutti sono innamorati della Roma. Più che una passione, è davvero un amore per questa maglia. Sono sul punto di essere fanatici. Sono molto emozionati, compresi i miei compagni di squadra italiani. Il calcio è vissuto come una religione. La più grande differenza con il Psg è proprio questa appartenenza ad un’istituzione”.
Hai parlato con Pastore? “Lui è tornato a giocare dopo due mesi, perché ha riscontrato alcuni problemi fisici. Lo incontro sempre in allenamento. Non sapeva che venivo dal Psg. Ci siamo scambiati qualche parola in francese”.
La tua valutazione sul primo anno alla Roma? “E’ stata una stagione di transizione per me, ma nel complesso è stata buona. Ho imparato molto tatticamente. Tuttavia la cultura del gioco è totalmente diversa da quella che ho conosciuto con Thiago Motta. Qui si incoraggia di più l’aspetto fisico, la tecnica viene dopo. Con Thiago Motta, abbiamo avuto molto la palla tra i piedi, spesso ha schierato i giocatori più tecnici. Ha fatto affidamento sui suoi anni al Barça. E’ vero che il mio gioco si basa sulla tecnica e sulla mia velocità di percussione. Cerco di essere il più pericoloso possibile per l’avversario. Quando giochiamo partite in cui soffriamo, sono lì per cercare di sfruttare le due o tre opportunità che potrei avere. Sono stato preso per essere quello che fa la differenza in attacco”.
Cosa ne pensi della Primavera della Roma? “Sto crescendo molto con la Primavera. Ho giocato 15 partite in campionato. Siamo al quinto posto. Le prime sei squadre partecipano ai playoff alla fine della stagione per l’assegnazione del titolo. Questo campionato riunisce l’U19, così come alcuni giocatori nati nel 1999 e nel 2000. E’ comune tra i professionisti che alcuni giocatori, che hanno bisogno di minutaggio, tornino indietro. Di recente, Amadou Diawara è venuto a giocare con noi. Questa competizione è molto difficile perché è un campionato chiuso ai club professionistici. E’ più difficile di quello in Francia. I ragazzi dell’Atalanta e dell’Inter mi hanno colpito molto. Anche la Juventus ha un’ottima squadra. Il nostro team ha talento, ma ci manca la continuità nei risultati”.
Le tue ambizioni a 18 anni quali sono? “Il mio sogno più grande è quello di rendere orgogliosi mio padre e tutta la mia famiglia. Voglio diventare un giocatore di punta e giocare in Champions League. Quando vado allo stadio Olimpico per vedere la prima squadra della Roma vorrei tanto scendere sul prato. I tifosi sono eccezionali. Spero di essere lì in campo il prima possibile”.
FONTE: lestitisdupsg.fr