L’ex Damiano Tommasi, ora presidente dell’Associazione Italiana Calciatori, ha rilasciato un’intervista che investe più temi. Eccola:
Com’è il momento della Roma? Si riparte dalla buona prestazione a Firenze?
“Se si vuol costruire bene bisogna saper superare le sconfitte. Anche da quelle partite dove il risultato non rispecchia la prestazione, bisogna andare avanti, il campionato è lungo”.
La Juve favorita, però campionato più appassionante…
“Parlare adesso della vittoria del campionato è prematuro”.
Come mai Spalletti ha un pochino smarrito l’equilibrio di squadra?
“Il mercato ha portato elementi importanti verso la fine, in questo momento di stagione si vorrebbe di più ma il risultato della Champions ha influito molto. Guardando la partita con la Fiorentina c’è una base buona e ci sono delle cose da sistemare”.
Come mai c’è l’immobilità del calcio italiano nell’investire sui giovani italiani?
“Quando si fanno le riforme non si pensa a riformare: non vengono fatte seriamente e con lungimiranza, l’importante è dire che si è fatta una riforma. La riforma del campionato Primavera è abbastanza emblematica. In Serie A giocano gli Under-21 delle altri Nazionali, dell’U-21 italiana non ce n’è neanche uno che gioca nel massimo campionato. Questo fa capire quanto vanno contemplate le riforme, basti vedere in Germania come è migliorato il calcio da quando è stato riformato. Riforma è una bella parola, ma gli effetti sono secondari”.
Lo stesso vale per il discorso “squadra B”?
“Noi abbiamo detto di dare la possibilità di avere una squadra B, ma non viene per niente presa in considerazione la cosa, si ha paura che spostando qualcosa poi non convenga più comprare all’estero. Neanche fosse un obbligo. Dai nostri vivai dovrebbero uscire talenti importanti, ma i nomi che risuonano sono sempre quelli provenienti dall’estero, senza voler colpevolizzare nessuno. Guardando la vendita di Verratti, accostata a quella di tanti stranieri comprati che dovevano essere dei campioni, notiamo che è stato venduto a basso prezzo solo per il cognome italiano”.
Si fanno molti sacrifici da giovani per cercare di diventare professionisti nel mondo del calcio, molti non ce la fanno, quanto è vero questo discorso?
“Il problema è che qui ormai si fanno tanti sacrifici e si ha quasi la certezza di non diventare dei professionisti. In questo periodo è uscito un libro intitolato 999 che sono poi quelli che non ce la fanno, pensando alla frase 1 su 1000 ce la fa. Chi ce la fa nella propria vita è colui che ce la fa con se stesso e trova la sua strada, ma il mondo è pieno di lavori”.