Anzi manco lo dici, lo pensi soltanto per rispetto. Perché accetti per amore. Riesci pure a fa qualche sorriso e a dì «non li guardo i compagni perché sennò scoppio». Sei così tanto Daniele perché sei sempre scoppiato. Potevi pure piagne. Ce facevamo compagnia. Non può essere vero che De Rossi e la Roma non stanno più insieme. È ‘na fregnaccia e prima o poi (però presto che il 30 giugno scade il contratto) arriva il rinnovo. È una storia che mica può finire così con un risveglio al fiele in una mattina di maggio che per fare un tweet o un comunicato ci vuole veramente troppo coraggio. O nessuno.
Non c’è un senso. O se c’è, non è romanista. Non c’è niente di romanista in questa scelta. Fa male al petto di un popolo. Cosa ci guadagna la Roma rispetto a quello che perde? Perde un simbolo. Perde un collante. Perde un pezzo di se stessa. Un pezzo di noi. Perde quel cazzo di tutto che io e nessuno riuscirò a scrivere adesso. E manco domani.
Cosa avrebbe comportato un rinnovo, quale reato aziendale si sarebbe compiuto? Cos’è che noi umani non capiamo? A come Amore e non A come Azienda, ma pure da questo punto di vista come lo vendi un brand senza sangue? Un marchio senza quella luce dentro? De Rossi è la faccia, gli occhi della Roma e, tanto, le nostre parole. Daniele De Rossi parlava per noi. Daniele De Rossi era il nostro vanto in tutto. Lo è. Lo resta. Non si ammaina.
Daniele De Rossi è cuore, testa, tackle e congiuntivo. Daniele De Rossi dopo un 7-1 veniva a dirci le parole giuste e dopo Roma-Barcellona a ricordarci proprio di essere: «orgoglioso della Roma anche quando perdiamo 7-1». Perché non erano solo congiuntivi giusti le parole che aveva detto prima. Le aveva vissute. Erano carne, bandiera, tabellino. Lui che il gol della bandiera l’ha fatto all’Old Trafford in quel 7-1. Come lo spieghi che sul 5-0 all’Old Trafford i tifosi della Roma cantavano l’inno? Quale scelta aziendale lo prevede? Quale piano tecnico lo immagina? E come fate a non prevedere le conseguenze dell’amore?
A come Amore e non A come Azienda ma non c’è una ragione. Dici: e se avessero contattato Guardiola e Guardiola avesse detto loro “vengo ma solo senza De Rossi“? Dico: Guardiola resta a canta’ con Noel Gallagher “Wonderwall” che manco c’avete un inno. Che la Roma è un’altra cosa. Che la Roma l’inno ce l’aveva in campo. Sapeva di noi. Avete levato l’odore della fettina panata sul pianerottolo. De Rossi ieri era un argomento di tutta Roma, anche delle mamme che si dicono della Roma solo perché i fiji so matti per la Roma, dei portieri, degli amici, di quelli che sanno quanto sei della Roma, e tutti ti chiedono perché, e il perché non c’è. (…)
FONTE: Il Romanista – T. Cagnucci