I vincoli che incombevano su Tor di Valle non ci sono più. In quello che, per la società giallorossa e i tifosi romanisti, può essere segnato come un giorno di festa, arrivano contemporaneamente due fra le notizie più attese: saltano sia il vincolo architettonico sulle tribune dell’Ippodromo e sul sedime della pista, e il vincolo sul diritto d’autore a favore dell’architetto Clara Lafuente, erede di uno dei progettisti dell’Ippodromo, Julio Lafuente. I due “vincoli” erano un ostacolo incombente sulla strada dell’approvazione del progetto della Roma di costruire il suo stadio di proprietà a Tor di Valle. Basti pensare che la prima prescrizione è stata utilizzata dall’amministrazione Raggi per rivedere la delibera di «pubblico interesse» dell’ex sindaco, Ignazio. La vicenda del cosiddetto “vincolo Eichberg” nasce a febbraio scorso, quando l’allora soprintendente, Margheria Eichberg, comunica ufficialmente di aver dato il via all’iter di apposizione del vincolo architettonico. A giugno, poi, il dietrofront: con un po’ di buon senso amministrativo, la nuova Soprintendenza, affidata a Francesco Prosperetti, accogliendo il parere della Conferenza dei Soprintendenti del Lazio, archivia la procedura avviata dalla Eichberg. Niente vincolo: se doveva essere, bisognava apporlo nel 2014, durante la Conferenza preliminare.
In quell’occasione, invece, le varie Soprintendenze tacquero. Il tardivo ravvedimento avvenuto a inizio 2017, così come la stessa Eichberg dichiarò a Il Tempo, avrebbe esposto il Ministero a un rischio elevatissimo di risarcimento danni. Il 17 giugno, due giorni dopo l’archiviazione decisa da Prosperetti, Italia Nostra presenta ricorso per via gerarchica alla Direzione Generale del Ministero. Passano i mesi, il 17 settembre scadeva il termine per la risposta, ma solo ieri il Mibact ha sciolto la riserva, dopo un approfondito confronto con l’ufficio legislativo: e il “vincolo Eichberg” sparisce. Ora, all’associazione Italia Nostra, resta solo un ricorso al Tar. Nello stesso pomeriggio di ieri, è saltato anche il secondo vincolo, la cui storia è meno intricata di quello della Eichberg. La prescrizione nasce dall’istanza presentata al Ministero da parte di Clara Lafuente, erede dell’architetto Julio Lafuente, di tutelare l’opera del padre sulla base delle norme che proteggono il diritto d’autore. L’annuncio dell’apposizione di questo vincolo era stato dato dalla stessa Federica Galloni, alla guida della Direzione Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del Ministero, proprio dalle pagine de Il Tempo. Due elementi in meno per la Conferenza dei Servizi che si riunirà, per il via libera finale, lunedì 4 e martedì 5.