Mentre il campionato si avvia alla conclusione, per la Roma è purtroppo un tempo di ad- dii dolorosi. Ci ha lasciati Gaetano Anzalone, otto anni al vertice della società giallorossa. Un personaggio da omaggiare soprattutto per- ché ha contribuito a gettare le basi per una Roma miglio- re e non più la squadra da secondo piano che vivacchia- va a metà classifica nel corso di tutti gli anni 70 e nella quale neanche i tifosi aveva- no più grande fiducia. Una figura da ricordare con affetto per la passione e l’impegno profusi al servizio di quei colori giallorossi così amati e con tanto sforzo personale sostenuti negli anni in cui era difficile vincere qualcosa. Non aveva Anzalone risorse economiche tali da segnare una svolta nel cammino della società, ma gli va riconosciuto l’impegno e la passione, prima che iniziasse il ciclo della Roma di Dino Viola, quella che vie- ne ancora celebrata a oltre trent’anni dai successi rag- giunti. Anzalone ha avuto il merito di costruire quelli che sarebbero stati i presupposti per il secondo scudetto della sua storia, firmato soprattutto da Nils Liedholm forse il più significativo dei 90 anni giallorossi. Fu proprio Anzalone a portare lo svedese sul- la panchina della Roma per la prima volta, affidando al Barone la squadra nel quadriennio che va dal 1973 al 1977. Non tutte le iniziative ebbero il conforto del tifo più tradizionale, ma il lupetto stilizzato, che sostituì la Lu- pa nel 1978, divenne comunque una delle immagini che avrebbero rappresentato una sorta di simbolo degli otto anni della presidenza
Anzalone. Non furono anni gloriosi per quella sua Roma, ma il terzo posto della stagione 1974/1975 rappresentò comunque una sorta di trionfo per il costruttore romano, che era stato chiamato a risollevare le sorti di una società alla vana ricer- ca di una dimensione più in linea con la sua storia e con le sue aspirazioni. Anche sul piano dei nuovi arrivi, va ascritto a merito di Anzalone l’acquisto di Roberto Pruzzo, che sarebbe rimasto un’autentica bandiera e trascinatore della Roma nei mo- menti difficili e in quelli più belli. Fu merito suo quello di averlo strappato al Genoa nel penultimo anno della sua presidenza. Non aveva Anzalone risorse economi- che tali da segnare una svolta nel cammino della società, ma gli va riconosciuto l’impegno e la passione, prima che iniziasse il ciclo di Dino Viola. È stato anche il primo presidente della storia giallorossa a portare la Roma negli Stati Uniti nell’ormai lontano 1976, in un tempo in cui il soccer dall’altra parte dell’Atlantico veniva ancora accolto come un oggetto sconosciuto, assicurandole una dimensione internazionale ben prima dell’arrivo dell’attuale società americana.