Era una sfida molto difficile da vincere, visto quello che Szczesny aveva fatto alla Roma nelle ultime due stagioni, soprattutto nell’ultima, con prestazioni che hanno convinto la Juventus a scegliere lui come l’erede di Gigi Buffon. I primi due mesi da titolare di Alisson, invece, hanno convinto staff tecnico e tifosi della Roma che il vero affare è stato proprio puntare sul portiere della nazionale brasiliana, acquistato con fiuto da Walter Sabatini (8 milioni all’Internacional di Porto Alegre) ma poi lasciato in naftalina da Luciano Spalletti, che aveva chiesto e ottenuto un altro anno di prestito da pagare all’Arsenal. Alisson è il portiere meno battuto del campionato (5 gol subiti). Due sono le doti principali che ha saputo mettere in mostra: 1) è capace di essere decisivo anche se deve fare un solo intervento (la «paratona» su Masina in Roma-Bologna, quella su Marcos Alonso in Roma-Chelsea); 2) sa guidare la difesa ed è sempre molto attento a seguire i movimenti dei suoi compagni di reparto. Il contratto di Alisson è lungo: scadrà nel giugno 2021. Monchi, però, sta già pensando a un prolungamento. Un portiere del genere non si trova facilmente, soprattutto a 1,5 milioni netti a stagione. In cambio dell’allungamento dell’accordo, la Roma è pronta a un ritocco.
Il d.s. andaluso ama giocare d’anticipo e lo sta facendo anche per l’attacco: riscatterà a 11,5 milioni Sanabria dal Betis Siviglia. Il paraguaiano ha già segnato 6 gol nella Liga (senza rigori) e sarà un affare sia che dovesse restare alla Roma sia (più probabile) per una cessione da plusvalenza. I compagni si fidano di Alisson. L’ultimo a cantare le lodi del portiere è stato l’amico Juan Jesus, a Roma Radio: «Abbiamo il portiere della nazionale più forte del mondo. Gli italiani sono rimasti un po’ così quando l’ho detto, ma è la verità. Alisson ha lavorato tantissimo l’anno scorso, quando giocava meno, e adesso ha dimostrato di esserci. Con lui in porta siamo tranquilli». L’altro «segreto» della difesa giallorossa è stato l’arrivo di Aleksandar Kolarov: «Mi dà sicurezza, è un calciatore esperto che ha giocato mille partite in Champions e in Premier. Mi dice cosa fare e io devo ascoltarlo. Ogni tanto gli dico: vai ad attaccare, che qui ci pensiamo noi. Ha la faccia cattiva ma il cuore buono».