Andando a scavare, si scopre che hanno la stessa media- gol. E’ proprio vero allora che Alisson è bravo. Magari non maturo quanto Szczesny ma altrettanto efficace. E’ nei numeri: Alisson, che stasera torna titolare contro il Villarreal, ha giocato 10 partite incassando 9 gol. Dunque il ritmo è di 0,9 reti subite a partita. Szczesny ha giocato 26 volte prendendo 25 reti, media 0,96. Siamo davvero lì anche se è logico che il coefficiente di difficoltà delle partite in cui Spalletti ha scelto Szczesny fosse più alto.
PORTA BIANCA – E’ molto simile in percentuale anche il numero delle giornate chiuse con la porta immacolata: a Szczesny è capitato 11 volte su 26, ad Alisson 4 volte su 10. Oggi Alisson spera nella quinta, che servirebbe alla Roma ad eguagliare il tris europeo fissato nel marzo 2007 in Champions, durante la prima gestione Spalletti: in quel caso la Roma restò con la cerniera lampo chiusa consecutivamente contro il Valencia (1-0) nella fase a gruppi e poi due volte con il Lione (0-0 e 2-0) negli ottavi di Champions. All’epoca Alisson aveva solo 14 anni ma Spalletti, Totti e De Rossi erano già assoluti padroni della scena.
ESEMPIO – Szczesny già è stato carino nei confronti del collega, sapendo che a luglio al novantanove per cento tornerà all’Arsenal: «Presto Alisson sarà il titolare della Roma e rimarrà al suo posto per molto tempo». E Alisson, aspettando il debutto in Serie A che il rendimento costante del numero 1 gli ha finora negato, ha mandato il suo messaggio ad allenatore e dirigenza nella partita di andata di Europa League a Villarreal: ha fatto una sola grande parata, a inizio ripresa, ma con le uscite e le prese più semplici ha dato sempre una sensazione di sicurezza, come se l’aumento della tensione e dei pericoli lo avesse stimolato a tirar fuori tutto il talento di cui dispone.
FUTURO – Pensava già di essere indispensabile per la Roma quando accettò le lusinghe di Sabatini, ormai un anno e mezzo fa. Preferì scartare l’opzione Juventus per non trovarsi a fare il vice di un highlander come Buffon e in lacrime disse addio all’Internacional di Porto Alegre, la squadra da cui la Roma aveva importato anche Falcao nel 1980, con l’idea di un ruolo da protagonista nel campionato italiano. Del resto essendo titolare nella nazionale brasiliana, perché a Roma avrebbero dovuto dubitare delle sue qualità? Solo che Spalletti, conoscendo di persona Szczesny e non Alisson, ha chiesto per il secondo una specie di atterraggio morbido, un adattamento graduale al calcio europeo, chiedendo a gran voce la conferma del portiere che aveva apprezzato nei primi sei mesi a Trigoria. Il risultato è stato un’alternanza silenziosa e corretta, tra risate e consigli, con il nuovo preparatore dei portieri Savorani a gestire i progressi di entrambi. Nei giorni scorsi il ct brasiliano Tite, che era all’Olimpico per Roma-Torino, ha rassicurato il suo guardiano («Contiamo su di te») salvo poi affermare pubblicamente che «per garantirsi la convocazione in nazionale bisogna giocare nei propri club». Per questo Alisson ha fretta di futuro. Dal primo luglio non dovrebbe più porsi il problema.