Il primo gesto tecnico degno di nota del ritiro di Pinzolo lo ha compiuto un portiere. Alisson Becker, per la precisione, che nella prima partitella in famiglia ha fatto quello che non è riuscito a nessun altro in gare ufficiali: parare un calcio di rigore a Diego Perotti. Un gesto che ha entusiasmato i tifosi romanisti presenti a Pinzolo. «Non succede spesso – ha scherzato l’estremo difensore della Seleçao nel corso della festa di presentazione della squadra – credo che le volte in cui l’ho fatto si contino sulle dita di una mano, anche se Diego mi ha tirato circa 500 rigori». Dopo un anno trascorso all’ombra di Szczesny, è finalmente arrivato il suo momento. «Non è stato facile fare il secondo, ma ho lavorato tanto insieme a Lobont e Savorani. Questo è un momento troppo importante per me e la mia famiglia». La scorsa stagione, in realtà, gli è servita per prendere confidenza con il calcio italiano e con la serie A, competizione in cui non ha ancora esordito. Spalletti, infatti, lo aveva scelto come portiere per le coppe (Europa League e Coppa Italia, con una presenza anche nella gara di andata del preliminare di Champions con il Porto) mentre quest’anno gli toccherà tutto il pacchetto. Difficilmente, infatti, a Trigoria vorranno riproporre un dualismo in un ruolo così delicato. Molto più probabile che si faccia una scelta chiara fin da subito, con Alisson promosso titolare a tutti gli effetti. Una decisione che porterà quasi certamente alla cessione di Skorupski, cresciuto molto dopo due anni di prestito ad Empoli, che reclama pure lui una maglia che la Roma non può garantirgli. Al suo posto arriverà un secondo di esperienza, affidabile ma che non possa mettere in discussione la leadership del brasiliano, che punta a ritagliarsi uno spazio importante in giallorosso, come da tempo non accade tra i pali.
Dai tempi di Franco Tancredi, guardiano della porta praticamente per tutti gli anni ’80, non c’è più stato un numero uno in grado di lasciare un segno: alcuni, come Peruzzi, sono stati ceduti prima di riuscirci, altri, come Cervone, Konsel e Doni hanno lasciato un buon ricordo. Perfino Antonioli, il titolare del terzo scudetto, non ha mai convinto. Alisson sarà il quinto titolare (nel conto andrebbero messi anche Lobont e Skorupski utilizzati nelle coppe e il numero sarebbe maggiore) della Roma americana. Stekelenburg, imposto da Sabatini a Luis Enrique che avrebbe preferito il camerunense Kameni, è stato il primo. Poi è toccato brevemente all’uruguaiano Goicoechea, pallino di Zdeman. Quindi Morgan De Sanctis, che tra pochi giorni tornerà con il ruolo di club manager: due stagioni di buon livello al termine di un’ottima carriera, prima di lasciare spazio a Wojciech Szczesny, che in due anni è cresciuto tantissimo prima di fare ritorno all’Arsenal. Ora è il turno di Alisson, finalmente padrone di scrivere il suo futuro. E quello della Roma.