Il trionfo sul Barcellona. La qualificazione per la semifinale della Champions League. Il tuffo nella fontana di Piazza del Popolo. Il pareggio nel derby che, comunque, ci garantisce il terzo posto in classifica. L’elettrizzante odore del Liverpool. E poi Alisson resta. Sia chiaro, tutto importantissimo e coinvolgente, ma quell’ Alisson resta è la cosa che paradossalmente ci fa stare più tranquilli pensando al futuro.
Becker con noi Perché, fino a una settimana fa, era una confidenza che filtrava dalla Roma e certi precedenti legittimavano il dubbio. Ora, però, lo ha detto James Pallotta. Non una, ma due, tre, dieci volte, al punto che quando glielo hanno ridomandato al termine del derby, è sembrato pure un tantinello scocciato, «non capisco perché continuiate a chiedermelo, Alisson rimane con noi».
19 partite Evviva. Perché il ragazzo arrivato dalla terra di Paulo Roberto Falcao, in questa sua prima stagione da titolare, ha convinto tutti. Con numeri che sono al di sopra di ogni sospetto. Bastano e avanzano, per chiarire, i cosiddetti clean sheet. Cioè per noi poveri mortali, le partite concluse senza subire gol al passivo. Con quello nel derby, siamo arrivati a quota diciannove su quarantrè partite ufficiali sin qui disputate, trentadue in campionato, dieci in Champions League e una soltanto in coppa Italia.
Ovvero nel 44,2 per cento delle gare disputate, la Roma non ha subito neppure un gol, come dire quasi una partita su due. Il dato è supportato anche da altri numeri che certificano ancora di più, se mai ce ne fosse bisogno, di come in questa stagione la solidità difensiva sia stata la virtù migliore della prima Roma difranceschiana.
Infatti nelle altre ventiquattro partite, Alisson ha subito soltanto una rete in undici occasioni, otto volte ne ha incassati due (tre ininfluenti, Fiorentina e Napoli in trasferta, Benevento all’Olimpico), in due partite ne ha presi tre (Inter e Chelsea a Londra), una volta solo ne ha presi quattro, al Camp Nou di Barcellona (due autogol peraltro), una quaterna che, oggi come oggi, alla luce di quello che è successo nella gara di ritorno, ci regala soltanto uno straordinario e impagabile sorriso.
Non passa lo straniero Sono numeri che si spiegano da soli. E sono numeri che diventano ancora più solidi, se si prendono in considerazione soltanto le partite di Champions League. Dove, infatti, la percentuale di clean sheet sale al cinquanta per cento. Ovvero tutte e cinque le partite giocate all’Olimpico, con un’inversione di tendenza, rispetto al campionato, piuttosto singolare. Atletico Madrid, Chelsea, Qarabag, Shakhtar e Barcellona, a casa nostra si sono dovute arrendere al fatto che non ci fosse nessuna possibilità di buttare un pallone in rete alle spalle di Alisson.
Peraltro, solo in una partita, quella con l’Atletico Madrid e un po’ in quella contro il Chelsea, il brasiliano è stato determinante, soprattutto contro gli spagnoli, al punto che pare come tuttora Diego Simeone se lo sogni ancora di notte.
Pallotta e la Fontana È anche alla luce di tutto questo che quell’Alisson resta, ripetuto una, due, dieci volte, è stata la notizia più rallegrante che ci ha portato il presidente Pallotta nella sua settimana romana. È vero che in passato, il proprietario giallorosso aveva dato presunte certezze su altri giocatori, certezze che poi non si sarebbero rivelate tali, ma stavolta l’impressione è che alle parole seguiranno i fatti. Perché Pallotta ha scoperto quanto sia coinvolgente tuffarsi in una fontana di Roma.