Doveva essere l’esame di maturità, per la Roma. L’occasione per dimostrare che la crescita degli ultimi tempi non era stata soltanto tattica. Serviva dimostrare – soprattutto a se stessi – di aver fatto un grande salto in avanti anche sul piano della mentalità. Che significa andare in campo, sempre e comunque, con la voglia di migliorarsi; di non accontentarsi mai. Contro tutti e anche con quattro gol di vantaggio. Doveva essere la partita della svolta, sotto aspetti più psicologici che tecnici. È stata, invece, la partita della delusione, al di là della qualificazione agli ottavi di Europa League. Non è escluso che l’aver schierato dall’inizio sette volti nuovi rispetto alla squadra che aveva superato con l’ennesima quaterna il Torino abbia influito negativamente sugli auspicati progressi di crescita (tecnico, tattica e anche mentale) della Roma, ma la prestazione che ha offerto la squadra di Luciano Spalletti contro il Villarreal è stata a lungo deprimente. Se non altro, l’incubo a lieto fine ha offerto una nota estremamente positiva: Alisson. È evidente che nessuno avrebbe voluto che il migliore in campo della Roma fosse il suo portiere ma, visto che le cose sono andate in un certo modo, non resta che sottolineare, e apprezzare, la prova del brasiliano.
IL FUTURO – Determinante in più di un’occasione, in entrambi i tempi. Diciamoci la verità: senza le parate di Alisson, la partita avrebbe preso una piega pericolosissima. Il brasiliano, invece, dopo la rete (imparabile) di Borrèrmaelen ha tirato giù la saracinesca e, come si dice in questi casi, ha parato anche le mosche. Una cosa deve essere chiara: per un portiere, giocare con continuità è fondamentale. Ecco perché la prova di Alisson, uno che va tra i pali una volta ogni tanto, merita la lode. Non è facile, quando si sta più in panchina che in campo, avere tutti i parametri a posto al cento per cento. C’è il rischio di perdere l’occhio, di non avere i riflessi pronti, di essere un po’ arrugginito: Alisson, invece, è stato inappuntabile. Perfetto. Dimostrando (o confermando?) che la Roma ha due grandi portieri. E che è in ottime mani, sia con il brasiliano sia con Szczesny. Una riflessione che regala un sorriso, nonostante tutto, anche/soprattutto per il futuro.