«Peccato» dice Allegri. Lo scudetto era e resta a un passo, ma ieri all’Olimpico per la Juve è finita come non doveva finire: brutta caduta, netta, pesante. Il sesto storico titolo resta lì dietro l’angolo, e il pragmatico Max è il primo a saperlo, ma che la prestazione non gli sia andata giù è evidente fin dalle prime parole davanti alle telecamere: chiudere il discorso adesso, prima della finale di Coppa Italia di mercoledì sempre a Roma ma con la Lazio, sarebbe stata la soluzione migliore. «Nel primo tempo siamo stati cattivi, nel secondo invece no, per niente, abbiamo preso gol su una ripartenza, rete evitabilissima — ha commentato il tecnico bianconero —. È proprio calata l’attenzione, pensavamo di portare a casa la vittoria facilmente. Così abbiamo regalato il primo gol. Dovevamo rimanere ordinati e non concedere quelle situazioni con le quali la Roma ha segnato: è evidente che sotto l’aspetto dell’attenzione qualcosa ci sta mancando, comunque sono certo che questa sconfitta servirà per rialzarla in vista del finale di stagione».
La partita s’era messa bene, la rete di Lemina aveva illuso un po’ tutti, la festa sembrava davvero dietro l’angolo, tutto pronto, poi però è arrivata le reazione orgogliosa — quasi inattesa — dei giallorossi, con De Rossi, El Shaarawy e Nainggolan che hanno spento la musica al party bianconero. Il calo bianconero nella ripresa è stato vistoso. «Ma va detto che di fronte avevamo la Roma seconda in classifica, non una squadra qualunque — prosegue Allegri —. La Champions? Non pensiamoci, è ancora lunga, arriverà fra un mese. Prima c’è la Coppa Italia, poi c’è lo scudetto da chiudere. Un passo per volta. Ora non resta che rimettersi sotto». Sorride invece Luciano Spalletti: «Abbiamo fatto una buona partita, abbiamo giocato da squadra, siamo stati tignosi, sapendo soffrire nei momenti giusti. Questa è la vera Roma».