Stavolta dovrà cambiar regalo. Chissà cosa si inventerà sabato Mario Rui per sorprendere i suoi ex compagni, il suo ex staff, in fondo la sua vita. A settembre se la sbrigò così: l’Empoli giocava contro la Lazio ed era in ritiro in un albergo dalle parti di Ponte Milvio, il portoghese fece irruzione in hotel e donò a tutti i componenti dello staff tecnico di Martusciello la maglia numero 21 della Roma, con il suo nome ben stampato sulla schiena.
RACCONTI – Sabato sarà la sua partita, ammesso che Luciano Spalletti voglia concedergli la possibilità di giocare dal primo minuto. Mario Rui non ha paura. Almeno non di questo. Ecco, se fosse di fronte a un tatuaggio, la storia cambierebbe. Tempo fa andò così: andò insieme a compagni e amici a farsi tatuare sul petto l’impronta della mano della figlia – peraltro l’unico disegno sulla pelle del portoghese –, l’«operazione» durò ore invece dei minuti previsti, tanto era alto il timore di farsi male. Male s’è fatto davvero, Mario Rui. È storia della scorsa estate, ma ha condizionato tutta la sua prima stagione romanista. A Empoli era un idolo, a Roma s’è riscoperto riserva dopo l’esplosione di Emerson Palmieri. Tanto idolo che quando è tornato in campo dopo la rottura del crociato, Mario Rui ha ricevuto l’applauso generale dei tifosi dell’Empoli, via social e via messaggi diretti. In Toscana torna appena può: per dire, a Natale, quando non era ancora al top dopo il rientro dall’infortunio, si è allenato con i suoi ex compagni, mentre la Roma era ancora in vacanza. Nella sua ex squadra aveva legato sopratutto con Verdi e Valdifiori, anche perché vicini di casa, poi pure con Tonelli e Ronaldo. Ama gli scherzi, è un uomo spogliatoio: il ritratto ufficiale dice questo. Quello ufficioso, invece, vale un consiglio: odia riceverli, gli scherzi.
INNAMORARSI – Uno scherzetto provò a farlo alla Roma: è storia di un anno fa, febbraio 2016. Quella sera la Roma vinse a Empoli e Spalletti s’innamorò definitivamente del portoghese, tanto da metterlo in cima alla lista una volta salutato Digne. Quel giorno – era il 27 febbraio 2016 – Mario Rui fece praticamente ammattire sulla fascia Maicon, tanto che poi nel secondo tempo Spalletti fu costretto a sostituire il brasiliano allargando a destra Rüdiger.
FUTURO DA SCRIVERE – Allora tutto pareva una discesa, ma la storia con la Roma fin qui non è andata come Mario Rui immaginava. Nove giornate di campionato e una di Coppa Italia: questo ha in testa ora il portoghese, dieci partite per cominciare a scrivere un futuro diverso dal presente. Il riscatto del suo cartellino, a Trigoria, è di fatto obbligatorio. Obbligatoria è pure una ripartenza delle sue. Tra Empoli, derby e Bologna il portoghese ne giocherà almeno una. Quella giusta, se comandasse il cuore, sarebbe la prima. Con un regalo in tasca da recapitare alle persone giuste.