Cinque mesi per tornare a piacersi. Lunedì inizierà il 2019 della Roma e quello di Eusebio Di Francesco. Le vittorie di fine 2018 con Sassuolo e Parma hanno permesso tra allenatore e club un riavvicinamento che soltanto un mese fa pareva impossibile. Ma le crepe che si sono aperte non sono semplicissime da rimarginare: il tecnico ha lanciato le proprie accuse contro chi lo ha deluso “dentro e fuori Trigoria”.
Vuol dire che anche da qualcuno apparentemente vicino a lui si è sentito abbandonato nei momenti di difficoltà. Dall’altra parte c’è la Roma che a sostituirlo ha pensato davvero, pur auspicando di trovare un motivo per continuare ad andare avanti con lui. Oggi l’allenatore è nuovamente solido: perché decidano di cambiarlo dovrebbe capitare l’apocalisse.
Ma l’idea è rimandare il problema della sostituzione a giugno, quando – sono convinti a Trigoria – si possano liberare soluzioni interessanti. Il dirigente ombra Baldini si sta già muovendo, Monchi lo stesso: piace Lopetegui, ritenuto un azzardo da prendere a stagione in corso. Discorso diverso se avesse a disposizione mesi per imparare la lingua, informarsi sul campionato, conoscere i calciatori e gli avversari.
Con i suoi rappresentanti ci sarebbe anche stato un abboccamento, nelle settimane in cui la panchina di Di Francesco scricchiolava. Ma lo spagnolo non è l’unico: i contatti sono già ramificatissimi sul territorio nazionale. Paradossalmente, l’ipotesi meno probabile è la permanenza fino alla scadenza di contratto – giugno 2020 – di Di Francesco. Che ha però cinque mesi per cambiare la storia: solo i risultati, da qui a fine stagione, possono convincere l’allenatore e la Roma, a piacersi di nuovo.