Trenta giugno. È la data che chi sta lavorando, in questo momento con il motore al minimo al deal per il cambio di proprietà della Roma, ci ha suggerito come prossimo, inevitabile, step per capire come andrà a finire. Non è certo una data per approssimazione. Coincide con la chiusura di bilancio di questa stagione, quella che in altri tempi, quando il coronavirus poteva essere soggetto di una sceneggiatura da film horror, era anche il tempo limite per le società per realizzare quelle plusvalenze necessarie per dare una sistematina al bilancio.
È la data che Dan Friedkin preferirebbe attendere per capire i numeri di una Roma già notevolmente in passivo alla semestrale e che inevitabilmente lo sarà ancora di più quel trenta giugno, soprattutto perché la pandemia che ci sta cambiando la vita di oggi e domani non potrà non avere effetti negativi sul bilancio, peraltro di qualsiasi altra società. Soprattutto se campionati e tornei europei continueranno a rimanere sulla carta, impossibilitati a essere conclusi. È su quel numero finale del bilancio di questo esercizio, che poi si lavorerà per arrivare comunque alla chiusura del deal. Che l’imprenditore texano nato in California tutto ha fatto meno che abbandonare una volta scoppiata l’emergenza mondiale sanitaria.
Al deal, peraltro, si sta continuando a lavorare, almeno con contatti ripetuti tra gli uffici legali delle due parti. Ma il tycoon che ha la passione per il volo, vuole capire come e quando si uscirà da questa situazione. Prendendo in considerazione, ovviamente, numeri diversi rispetto a quelli che erano stati già trovati, circa settecentocinquanta milioni di euro. Da parte dell’attuale proprietario giallorosso continua a esserci l’intenzione di vendere, soprattutto perché i suoi soci spingono in questa direzione, stanchi di continuare a tirare fuori soldi senza riuscire a riveder le stelle. (…)
FONTE: Il Romanista – P. Torri