Aspetti Schick e intanto ti godi Florenzi, l’altro «colpo» del mercato giallorosso. Già, perché l’attesa ieri era tutta per Patrik Schick, ma Di Francesco per un po’ l’ha messo da parte, nascondendolo, quasi a voler far salire l’ansia di vedere in campo il giocatore più pagato di sempre nella storia della Roma. Di solito si fa così per i beni preziosi, quelli da lustrare a dovere per renderli ancora più scintillanti al momento giusto. Quel momento è arrivato a partita in corsa, esattamente al 22’ della ripresa, con la Roma avanti già per 4-1. Nel frattempo, però, l’amichevole con la Chapecoense aveva già messo in mostra alcune novità. Come il ritorno in campo di un buonissimo Florenzi e l’abbattimento dei tanti luoghi comuni su Eusebio Di Francesco. Alla faccia del (presunto) integralismo, il tecnico giallorosso ha provato la difesa a tre. O, meglio, la difesa a tre e mezzo, quella per intenderci tanto cara a Spalletti, con Florenzi come ago della bilancia a spingere in fascia altissimo in fase di possesso e pronto a ricomporre la linea a quattro in quella difensiva. Ecco, in attesa di rivedere Schick, il nuovo acquisto della Roma è proprio lui, Alessandro Florenzi.
FLO A TUTTO GAS Come è normale che fosse, si è partito tra la commozione generale per i ragazzi della Chapecoense. Di quel maledetto disastro aereo del 28 novembre scorso ieri erano presenti due dei tre i sopravvissuti: Alan Ruschel in campo con la fascia da capitano (e in gol su rigore), Follmann a dare il calcio d’inizio. Poi gli scambi di doni, la Chape che premia Totti (poi in tribuna al fianco della sindaca di Roma Virginia Raggi) per i suoi 25 anni di storia giallorossa e l’inizio di una partita che è un mattoncino in più verso l’albero della vita. Esattamente come ogni gara della Chape, come ogni istante vissuto dal club brasiliano. Poi il campo, anche se a ritmi non alti. Ed è stato proprio il rientro di Florenzi (lontano dai campi per oltre dieci mesi) a permettere a Di Francesco di poter cambiare pelle. Quello che faceva Rüdiger la scorsa stagione, ma con più qualità. Perché quello è il Dna di Florenzi. Così è stato proprio lui ad aprire le danze su un rigore che si era procurato (dribbling e tiro secco, con fallo di mano di Grolli), a cui hanno fatto seguito il gol di Perotti (bella palla di Gerson, che ieri qualche lampo l’ha regalato) e la doppietta di Antonucci (rigore e tap-in su assolo di Perotti).
ECCO PATRIK Poi, a metà ripresa, è arrivato anche il momento tanto atteso, l’esordio di Schick in giallorosso. Patrik – «È indietro con la preparazione», ha spiegato a fine amichevole il tecnico Di Francesco – si è andato a sistemare al centro dell’attacco, al posto del baby Antonucci. Da centravanti, come preferisce. Con un misto di emozioni opposte: da una parte l’ovazione che lo ha accolto al suo ingresso, dall’altro il brivido al primo pallone toccato, con il ceco a terra per l’intervento di Grolli. Poi, nella girandola dei cambi, pochi palloni giocabili e poco calcio, figuriamoci per un centravanti. Ma Schick il modo di mettersi in mostra lo ha trovato lo stesso, al 36’, con un bel preziosismo in area (palleggio e rovesciata alta). Poi basta, tranne la traversa da fuori del giovane Riccardi. Il resto sono stati solo applausi ed emozioni. Per la Chapecoense, con la mente ed il ricordo a chi, purtroppo, non c’è più.